Una giungla di sigle, di nomi, di cifre. Aziende che fatturano centinaia di milioni, ospedali, enti benemeriti. Ma anche sigle misteriose, fondazioni dalle finalità vaghe o addirittura surreali, commissioni di cui si fatica ad immaginare l’andamento delle riunioni. E poi loro: i 488 lombardi sconosciuto od illustri che la Regione ha piazzato a rappresentarla in questo o quello dei posti disponibili. E che (con poche lodevoli eccezioni) per questo vengono pagati. A volte una manciata di spiccioli, a volte una montagna di soldi. Per un totale di quasi 8 milioni di euro scuciti ogni anno dal Pirellone o dagli enti amministrati.
Lettura istruttiva, quella dei dati ufficiali sugli incarichi della Regione. Un posto in un qualche ente o commissione non si nega a nessuno, o quasi: giornalisti in pensione, assessori trombati, critici letterari. I più fortunati portano a casa uno stipendio fisso. Gli altri si devono accontentare di un gettone a seduta: a volte modesto, a volte incredibilmente robusto. Pochi privilegiati accumulano stipendio e gettone. E ci sono persino una decina di nomi che si ripetono, stakanovisti del gettone che sono riusciti a farsi piazzare in due enti contemporaneamente: in particolare nelle vesti di revisori dei conti o di membri del collegio sindacale, che sembrano costituire la riserva più florida di incarichi e prebende.
I dati sono quelli - aggiornati al maggio di quest’anno - dell’Unità operativa nomine della presidenza della Giunta regionale. Dati ufficiali, dunque: anche se tra i diretti interessati c’è chi sostiene che non rispondono alla realtà. Come Donato Giordano, ex vicesindaco di Bresso, che nelle viste di Difensore civico regionale compare nella top ten, accreditato di un apprezzabile emolumento di novemila euro al mese, stesso stipendio dei consiglieri regionali: «In realtà me ne danno poco più della metà». Ma di fronte alla richiesta di chiarimenti sulla natura delle loro prestazioni, la maggior parte - almeno tra quelli interpellati dal Giornale - scelgono di non rispondere.
Alcune domande rimangono così sospese nell’aria. Per esempio. Di cosa si occuperanno, nelle loro defatiganti riunioni, il presidente, il vicepresidente e i consiglieri dell’Irealp, che ha come sua ragione sociale «incentivare l’attività di ricerca tecnologica e scientifica rivolta all’economia e all’ecologia applicata alle aree alpine e montane», nonchè di «valorizzare le diverse culture e i diversi soggetti istituzionali operanti all’interno delle Alpi»? Di qualunque cosa si tratti, deve essere un lavoraccio visto che il presidente si porta a casa 65mila euro l’anno e il vicepresidente 21mila, mentre i consiglieri si devono accontentare di poco più di 7mila euro, ma arrotondano con un gettone di 258 euro a seduta. Come si guadagneranno i loro 129 euro a seduta i numerosi membri della «Consulta per l’emigrazione» in una regione da cui da decenni non emigra più nessuno? E una curiosità insoddisfatta rimane anche la natura dei compensi di cui godono i membri della Commissione centrale di beneficenza della «Fondazione Cariplo», che nelle carte vengono cripticamente indicati in «rimborso spese, indennità e una medaglia di presenza per la partecipazione alle riunioni».
Ci sono, va detto, enti i cui amministratori rinunciano meritoriamente a qualsivoglia compenso: dal Comitato regionale per il volontariato, alla «Casa Militare Umberto I per i veterani delle guerre nazionali», fino (e questo appare meno scontato) a Fedeferfidi, che si occupa di finanziamenti a cooperative e medie imprese. Ma nel malloppone degli incarichi, le poltrone a reddito zero sono casi isolati. Per il resto, è tutto un susseguirsi di cifre dove è difficile non cogliere una certa pletoricità delle cadreghe, una sovrabbondanza di caselle da occupare. Tutto come previsto dalla legge. Ma forse non tutti sanno che le Aler della Lombardia - i vecchi Istituti delle case popolari - stipendiano ogni anno un battaglione di novantuno revisori dei conti. O che nelle Commissioni per il paesaggio siedono complessivamente ben cinquantaquattro consiglieri, ognuno dei quali porta a casa 180 euro per ogni seduta.
A guidare la classifica degli stipendi sono, come si può immaginare, i top manager delle società operative (come da articolo qua accanto). Ma a gonfiare il budget sono anche la miriade di poltroncine, seggiole e seggioline compensate con qualche migliaio di euro ogni anno. É in questo groviglio di voci che spuntano le stranezze.
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