Nei Paesi in via di sviluppo, quasi il 50% della produzione alimentare va perduta nel tragitto che i prodotti compiono dal campo al punto di distribuzione e quindi al consumatore. I sistemi di trasporto e di packaging in uso nei paesi industrializzati riducono invece questa percentuale al 10%. Questa considerazione rende l'idea del formidabile potenziale che hanno lo sviluppo e l’applicazione di plastiche per l’imballaggio come i biopolimeri, che da un lato migliorano la conservazione degli alimenti e dall’altro non danneggiano l’ambiente. Il tema è attualissimo e non poteva mancare nei convegni di Plast 2012, la mostra professionale delle macchine per la lavorazione delle materie plastiche e della gomma in corso da martedì a Fiera Milano (Rho) Se ne è parlato oggi (e se ne parlerà anche oggi) a Biopolpack, congresso internazionale sugli imballaggi in polimeri biodegradabili, che mette a confronto industria, università e centri di ricerca. “Se un’insalata fresca dura due giorni, grazie al solo imballaggio plastico dopo cinque è ancora perfettamente commestibile, se i biscotti appena sfornati un tempo diventavano secchi in breve tempo, oggi grazie ai loro contenitori possono mantenere la fragranza intatta per mesi” spiega Angela Montanari del Ssica (Stazione Sperimentale per l’industria delle conserve alimentari) e Angelo Montenero dell’Università di Parma. Ma se da un lato gli imballaggi in plastica per alimenti sono utili, dall'altro c'è il problema del loro impatto ambientale. Come evitarlo? La rivoluzione si chiama biopolimeri: materiali di origine vegetale compostabili che vengono smaltiti naturalmente in un massimo di 180 giorni. Alcuni di questi imballaggi sono già sul mercato, ma la ricerca continua. Ora sono ottenuti principalmente dalla lavorazione del mais, ma il prossimo obiettivo è di ricavarli anche dagli scarti agricoli: avrebbero zero impatto ambientale. Sono inoltre in corso studi diretti a migliorare le caratteristiche di questo tipo di packaging, rendendole simili a quelle del packaging tradizionale. Uno dei filoni su cui lavorano i centri di ricerca è l’impermeabilizzazione dei contenitori, che permette un maggior tempo di conservazione per molti alimenti, come i biscotti e i salumi.
Una strada parallela dello sviluppo di biopolimeri punta a ottenere da fonti rinnovabili plastiche del tutto analoghe a quelle derivate dal petrolio, in questo caso non compostabili ma riciclabili come la normale plastica. L’interesse a raggiungere questi obbiettivi è altissimo. E’ in effetti una delle frontiere più avanzate dell’industria delle plastiche per l’imballaggio alimentare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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