Ecco come Montezemolo si prepara il futuro

Qualche giorno fa Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera - come aveva già ricordato Nicola Porro - ha aperto una polemica non secondaria con casa Agnelli sull'ipotesi di acquisto da parte della Exor (finanziaria controllata dalla «famiglia») di Banca Fideuram, di proprietà d'Intesa San Paolo, per aiutare così la banca guidata da Corrado Passera a evitare i Tremonti bond. Mucchetti sollevava dubbi sulla congruità dell'affare, sull'opportunità agnelliana di investire in altri campi mentre la Fiat chiedeva sussidi pubblici, sulle obbligazioni richieste da Exor per finanziare l’auto e usate per Fideuram, sulla liceità di «comprare» una banca a prestito e infine sulle relazioni un po' particolari tra un socio (Exor) e una società partecipata (Intesa S.P.). Ieri Mucchetti ha fatto capire che molto è «rientrato», che Passera ha chiesto la copertura di Giovanni Bazoli, con cui c’era stata qualche tensione, che dei Tremonti bond si discuterà «laicamente». Tutto è bene quel che finisce bene? Per capirlo si deve riflettere su un particolare: in tutti questi giorni dopo la «bomba» Mucchetti, su giornali che si considerano l’élite dei quotidiani italiani (la Stampa, La Repubblica e il Sole 24 ore) dell’affaire non si è vista quasi traccia. Assolta la Stampa per evidente motivi. È interessante notare come il giornale-partito Repubblica commenti solo le notizie che servono alla sua strategia politica. Ed è curioso osservare l’atteggiamento del Sole che spesso dà lezioni sul rapporto tra élite e opinione pubblica.
Il caso in questione è l’esempio più chiaro di un circuito tendenzialmente chiuso tra certe élite e certo establishment, che già all’inizio del Duemila, quando non vennero date informazioni adeguate sullo stato della Fiat, aveva procurato qualche guaio al «popolo», in quel caso dei risparmiatori-azionisti.
Naturalmente è criminale criminalizzare la Fiat e gli Agnelli che tanto hanno contribuito a fare dell’Italia quel che è. Ma è doveroso ribadire come sia finita una fase della storia del nostro Paese, nella quale settori influenti delle élite e dell’establishment formavano un circuito chiuso anche per cause di forza maggiore (Guerra fredda e presenza del Partito comunista più forte d'Occidente). Bisogna lavorare per una società aperta, dove certi «circoli» non possano più pesare come nel passato. C'entra in questo quadro anche la costituzione della fondazione Italiafutura (sarà presentata il 7 ottobre), promossa da Luca Cordero di Montezemolo e Passera, e diretta da un intellettuale di valore come Andrea Romano, che già un ruolo simile aveva ricoperto nella dalemiana fondazione Italianieuroepei? È sbagliato fare processi alle intenzioni: Italiafutura si misurerà solo dalle idee che saprà produrre. Certo che Montezemolo già tra il 2003 e il 2004, conquistando Confindustria, colloquiando con l’allora presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, in stretto collegamento con Antonio Fazio (con cui poi ruppe) e valenti banchieri, usando l'influenza allora del Corriere della Sera, lavorò per disarticolare il governo di centrodestra, arrivando a determinare le dimissioni di Giulio Tremonti e mettendo le basi per quel disastro che fu il governo Prodi.
Oggi la situazione è radicalmente cambiata, gli attacchi frontali a Berlusconi non paiono risolutivi, manca un’alternativa. C’è, però, la voglia di indebolire Tremonti. Per poter usare, poi, un certo condizionamento del governo come strumento per contare negli equilibri di grandi gruppi economici prima che in questi si affermi definitivamente la volontà di misurarsi con il mercato e la produzione piuttosto che con il potere intrecciato alla politica (e a certe élite).

Infatti una seria cultura di mercato si sta facendo strada nella Fiat multinazionale impostata da Sergio Marchionne e così in ambienti di un’Intesa che grazie anche ai Tremonti bond potrebbe dedicarsi a finanziare maggiormente l'industria invece che impancarsi in giochi di potere ora editoriale, ora immobiliare, ora borsistico, ora di altro analogo tipo.

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