Alla fine c'è proprio chi non ce la fa ad uscire dal piattume. Ogni volta che si fa un sondaggio, persino ora che galoppiamo verso il secondo quarto del XXI secolo, salta fuori che una percentuale piccola, ma non insignificante di persone continua a sostenere che la Terra è piatta. Inoltre, anche se la sovrapposizione è tutt'altro che completa, si scopre che gli stessi che ritengono il nostro pianeta sia fatto a forma di disco, pensano anche che l'uomo non sia mai stato sulla Luna e che il Covid sia stato un'invenzione.
Se vi chiedete come sia possibile, vi verrà molto utile un libro appena pubblicato per i tipi de il Mulino: La Terra piatta. Genealogia di un malinteso (pagg. 222, euro 20). L'agile volume scritto da Violaine Giacomotto-Charra e Sylvie Nony ricostruisce nel dettaglio come le teorie terrapiattiste si siano diffuse a partire dal XIX secolo sino ad oggi. E già questa è un'opera meritoria, perché mette bene in luce come queste teorie non siano tanto un retaggio antico, quanto una precisa reazione antiscientifica che ha avuto il suo punto d'origine nella buffa dottrina dell'Astronomia Zetetica diffusa, a partire dal 1864, dall'inglese Samuel Birley Rowbotham.
Ancora più interessanti però sono i capitoli del libro dedicati agli errori di chi sa benissimo che la Terra è sferica, ma si immagina, ad esempio, che i dotti medievali se la immaginassero piatta. Che la Terra fosse sferica (in realtà è un geoide schiacciato ai poli per effetto della rotazione, ma pazienza) è una nozione che circola abbondantemente nella cultura occidentale già dall'epoca di Platone (428 - 348 a.C.). Il primo calcolo abbastanza accurato della circonferenza terrestre è stato fatto dal matematico Eratostene (276 - 194 a.C.) il quale, sfruttando la differenza di latitudine tra Alessandria ed Assuan, durante il solstizio d'estate, riuscì a calcolare l'inclinazione terrestre tra i due punti, che era pari ad un cinquantesimo di cerchio. La distanza angolare tra le due città era di 5mila stadi. Quindi la circonferenza terrestre è di 250mila stadi. Ovvero circa 44mila e 400 chilometri. Esagerò un po' perché il nostro pianetino ha una circonferenza di 40mila chilometri. L'astronomo Posidonio (morto nel 57 a.C.) fece ancora meglio, misurando la differenza di latitudine tra Rodi e Alessandria e arrivando a 240mila stadi, cioè 42mila chilometri e spiccioli.
Queste cognizioni non andarono affatto perdute nel Medioevo. Per rendersene conto basti pensare alla Commedia di Dante, dove il mondo è chiaramente sferico. E i dotti che contestarono Colombo al consiglio di Salamanca non lo fecero affatto (come invece credono ancora in molti) dicendo che la Terra fosse piatta, bensì avendo ben presente che nessuna nave dell'epoca avrebbe potuto navigare per un anno sino a raggiungere l'Asia. Per fortuna in mezzo c'era il continente americano. L'unico mistero è se Cristoforo Colombo avesse malamente sbagliato i calcoli o se avesse informazioni sull'esistenza del continente americano (dove erano già arrivati i vichinghi e forse i balenieri baschi). Men che meno la Chiesa cattolica ha mai sostenuto le teorie terrapiattiste. Nel processo a Galileo, semmai, ha difeso le teorie geocentriche di stampo tolemaico. Paradossalmente, una serie di testi poco accurati come Storia della vita e dei viaggi di Cristoforo Colombo, scritto da Washington Irving nel 1828, hanno fornito materiale ai terrapiattisti e raccontato un Medioevo completamente inventato, pieno di ignorantoni convinti che fosse ridicolo che qualcuno vivesse a testa in giù.
Paradossi dell'odio ideologico verso certe epoche. Il risultato è che non insegnando mai la storia della scienza si finisce col far diventare la scienza medesima «questione dell'ideologia, l'oggetto di guerre d'influenza e di manipolazioni di massa».
Se si mente su intere epoche, come è stato fatto per difendere il mito di una scienza nuova e positivista, poi ci si trova inevitabilmente a dover combattere con altre bugie. Da questo punto di vista le due autrici del libro fanno tesoro di una frase di Eco: «In fondo il primo dovere dell'uomo di cultura è quello di tenersi all'erta per riscrivere ogni giorno l'enciclopedia».
Se non ci si tiene all'erta avremo la Terra piatta, il Medioevo oscuro e una marea di luoghi comuni spiegati male. Alla fine i luoghi comuni dello scientismo sono pericolosi quanto il terrapiattismo, sono soltanto meno facilmente confutabili. La sfericità della Terra è diventata qualcosa da contestare solo dopo che la scienza si è dimostrata la forza dominante del XIX e del XX secolo. Questo perché spesso la scienza non è spiegata, ma imposta.
Nel mondo occidentale non c'è un 6 per cento di persone che non sono in grado di leggere una paginetta on line che basta a spiegare perché siamo certi che la Terra è sferica. È che ideologicamente non lo vogliono fare per quello che credono la scienza faccia a loro.
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