Ecco il piano segreto di Di Pietro: usare il comico per sbranare il Pd

Dietro la candidatura di Grillo, un’opa ostile del leader Idv per "scalare" i democratici. Le sue armi? Attenzione al popolo dei bloggers, un nuovo giornale e i contatti con le toghe

Ecco il piano segreto di Di Pietro: usare il comico per sbranare il Pd

Vedete? Si candida a guidare il Pd ma parla come un vice-Di Pietro, versione comica del tribuno Idv. È lui il cavallo di Troia dell’Italia dei valori, il virus letale iniettato nel corpo già moribondo del Pd, stretto tra lo stupratore del Torrino e gli agguati del Tonino. Può sembrare che Grillo stia lì solo per creare confusione nel Pd, ma attenzione perché c’è una strategia tutt’altro che balzana dietro la trovata grillesca di sostituirsi ai Franceschini e ai Bersani. È da tempo che Di Pietro lavora all’eliminazione del Pd, già fin dalle elezioni, con l’alleanza più micidiale che i Democratici potevano scegliere, e il boom Idv delle Europee non ha fatto altro che rafforzare in Tonino - che nutre ambizioni pari solo alla sua veemenza - l’idea che l’Idv possa diventare una forza popolare alternativa al Pdl, il Popolo dei valori, in altre parole: la soluzione finale per il Pd. Beppe Grillo, con il composito universo che a lui riporta (movimenti, bloggers, delusi dalla sinistra e dal Pd), è una pedina chiave in questa partita di scacchi. Di Pietro saluta la paradossale autocandidatura di Grillo nel Pd come una «bella notizia» perché è l’unico del Pd ad avere «un programma serio»; Grillo ricambia promettendo che la prima scelta da «neosegretario» sarà quella di allearsi solo con l’Idv, niente Udc, rifondaroli o vendoliani (guarda un po’, la stessa identica linea dell’Idv). Insomma il Pd di Grillo sarebbe la fotocopia dell’Idv. Anzi, sarebbe l’annullamento del Pd e farebbe dell’Idv quel che Tonino sogna: il maggiore partito di opposizione. E già qualcuno, come il portavoce Pd Marco Follini, vede in Di Pietro il vero «mandante» di Grillo. Altri invece parlano dell’operazione-Grillo come di un’«opa» di Tonino sul Pd. Una scalata inimmaginabile solo pochi mesi fa, ma resa possibile dall’implosione drammatica del Pd.
Il gioco tra Tonino e Beppe è sottile, un balletto tra due amanti che sperano di coronare il loro idillio lasciando un cadavere sul pavimento. Dentro l’Idv lo scenario è chiaro ma produce sentimenti contrastanti, entusiasmi e rancori. L’ala movimentista del partito (guidata in Parlamento da Franco Barbato e rappresentata anche da Pancho Pardi), sempre più forte e ringalluzzita dal successo alle Europee di De Magistris (era lui il candidato indicato da Grillo...) e di Sonia Alfano (già candidata della lista civica di Grillo in Sicilia...), si è accreditata come l’unica anima Idv che può conquistare consensi a detrimento delle altre forze di opposizione. Di Pietro ha fiutato l’affare e ha rapidamente modificato la rotta del partito, inclinando il timone verso le piazze e il popolo di internet (non a caso ieri sera Di Pietro arringava un corteo in piazza Navona per il «Diritto alla Rete contro il ddl Alfano»...). L’onda del grillismo rende e Di Pietro è intenzionato a sfruttarla, stando però ben attento a non esserne investito. In questo senso Grillo è perfetto: serve a far fuori il Pd ma non minaccia affatto la leadership di Di Pietro nell’Idv. Chapeau a Tonino. Ma i molti ex democristiani e uomini d’apparato dell’Idv, che già soffrivano la candidatura dell’outsider De Magistris, mal sopportano quest’ulteriore deriva del partito, destinata a relegarli sempre più nelle retrovie.
Però Tonino è deciso, e non è un caso che nell’ultimo esecutivo abbia nominato come commissari del comitato che dovrà scrivere il programma dell’Idv (in vista del primo congresso nazionale) proprio due movimentisti come De Magistris e Pancho Pardi. Una chiara indicazione sulla rotta da seguire. E, raccontano i peones, l’altro giorno Di Pietro ha dato un ordine di chiara impronta grilliana ai suoi caudatari: «Fate dichiarazioni forti, cerchiamo di avere titoli ad effetto, differenziamoci dal Pd». Indicazione seguita alla lettera da Barbato che l’altra sera a Telelombardia ha attaccato persino Napolitano («È capo del Csm ma non difende i magistrati») e ha sparato lì per lì questa bombetta a mano: «Berlusconi è sotto ricatto della camorra in Campania».
Il copione per il delitto perfetto del Pd è già scritto e trova nel vertice dei Democratici un patetico e inconsapevole attore compiacente. Il candidato del popolo Beppe Grillo viene respinto dalla Casta del Pd, che con sommo disprezzo della democrazia difende la sua nomeklatura dall’infiltrazione della società civile. L’approdo naturale per questa società civile bistrattata dal Pd? Eccolo lì pronto, l’Idv di Tonino. E infatti sui siti dell’Unità e del Pd la base si divide furiosamente. C’è chi irride Grillo ma c’è chi lo vorrebbe comunque alle primarie e non capisce l’ostruzionismo del partito. Sul sito del Pd sono nati spontaneamente tre forum sulla candidatura di Grillo, tutti e tre sommersi di commenti. C’è chi dà del buffone al comico, ma anche chi dice (come l’utente Virginio1968): «Tra il suo agitarsi e la calma mortuaria della dirigenza del Pd non ho dubbi su cosa sceglierei». Ed è il pensiero di molti nella base Pd sul sito del partito e su quelli dei giornali amici.
Ma ci sono altri tre nodi nella rete dipietresca-grillesca che sta stritolando il Pd. Una è il Fatto, quotidiano che da settembre darà voce a quest’area con gli ex dell’Unità Antonio Padellaro, Furio Colombo e Marco Travaglio (elettore Idv). L’altro tassello passa ancora attraverso il deputato Franco Barbato, uno snodo vivente di questa complicata rete. Ed è la magistratura, delusa dalla tiepida opposizione del Pd alla riforma della giustizia, sempre più attratta - in alcune frange - dall’irruenza antiberlusconiana dell’ex pm.

Settimana scorsa Barbato era l’unico politico invitato dall’Anm a Napoli, per discutere di «Giustizia negata» in Italia. Grillismo, bloggerismo populista, giustizialismo filo-procure, e un quotidiano che ti supporta. L’arsenale di Di Pietro comincia a fare paura.

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