Ecco le scuole più pazze d’Italia

Eleonora Barbieri

In classe c’è sempre il più spavaldo. Quello che, come l’alunno A., non si preoccupa di azzardare e, magari, «minaccia di far saltare in aria la scuola con tutti i docenti dentro, eccetto il preside, per evitare provvedimenti disciplinari». La nota è assicurata, e tramanda l’impresa. E il registro si trasforma in un romanzo: vita di classe, che il tono burocratico riporta alla memoria. John Beer, ventenne padovano fresco di maturità, ci ha pensato, alle sue note. Non troppe, quelle di «un alunno vivace». Fino al febbraio scorso, quando John, appassionato di birra (di qui lo pseudonimo) dà vita al blog notadisciplinare.it, per raccogliere le sue imprese e quelle degli altri indisciplinati d’Italia. Il sito è un successo: anche 15-20mila contatti al giorno, migliaia di note inviate per la pubblicazione, con la foto del registro per attestarne l’autenticità. E ora è diventato un libro, La classe fa la ola mentre spiego, pubblicato da Rizzoli, in uscita dopodomani. Il titolo può rievocare, in alcuni, qualche ricordo. Come ex-studenti, persino gli insegnanti possono sorridere anche se, qualche volta, sfiorano la disperazione: «La classe avvisa l’insegnante il giorno prima di un’assenza collettiva per una gita al mare. L’insegnante non ci crede e si ritrova il giorno dopo da sola in classe. La classe è convocata dal preside». Per il docente è quasi uno sfogo: «L’alunno D. non ha giustificato, in questa classe non giustifica mai nessuno». «Ripetutamente a intervalli costanti dal fondo della classe viene urlata un’oscenità. L’omertà della classe intera viene punita con una nota collettiva». E va anche peggio con le insinuazioni: «La classe mette in dubbio la validità dei miei studi, sostenendo che la sottoscritta abbia comprato la laurea».
Qualche volta anche il romanticismo non viene apprezzato: «Gli alunni O., B. e F. durante l’interrogazione dell’alunna Z. improvvisano una serenata, accompagnata da sottofondo musicale, oltretutto di pregevole fattura, alla suddetta allieva, rendendo partecipe la classe del sentimento che O. nutre nei confronti di Z.». Fra le pagine si può ritrovare qualche compagno di classe, come l’alunno che «durante l’ora di filosofia è ribelle, sedizioso e anarchico», o quello che «ha passato la mattina con la sedia girata verso il fondo dell’aula, simulando la visione di un film al cinema». C’è chi si ispira a telefilm di culto: «Dopo aver aperto la porta con un calcio, l’alunno S. irrompe in aula con 20 minuti di ritardo rispetto all’inizio della lezione, puntando un tubo da disegno contro i compagni e urlando: “Chi ha chiamato l’A-Team?”» e chi prova a cavarsela, come lo studente che «alla consegna delle verifiche di inglese allega alla sua verifica 10 euro».
Il linguaggio dei professori tenta di descrivere, di imprigionare l’incontrollabile che accade sotto i loro occhi: «M. abbaia in classe», «F. canta canzoni sotto richiesta durante le spiegazioni di matematica», «D. e N. saltellano per la classe tenendosi per mano e sputandosi» mentre C., «dopo essere stato intimato di prendere la porta e uscire, la scardina e la porta con sé in corridoio». Qualcuno mostra una sicurezza non da poco, come l’alunno che, invitato a entrare in aula, suggerisce: «Prof, mi chiami solo se ha bisogno». O come V., che «all’ingresso del bidello gli ordina due caffè». Gli appassionati di calcio proveranno comprensione per il povero G.: «Gentili genitori - scrive l’insegnante - vi invito a riflettere sul fatto che con scadenza quindicinale vostro figlio è assente di lunedì e giustifica regolarmente scrivendo: “Riposo dopo trasferta ultrà”».

Anche passioni e curiosità possono risultare impertinenti: «L’alunno D. interrompe la lezione di matematica domandando al sottoscritto quanti abitanti ha l’Asinara». La classe, probabilmente, fa come l’alunno E.: «ride ride e ride».
Eleonora Barbieri

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