Il tempo dei tassi sui mutui ai minimi storici sta per finire e le previsioni per i prossimi mesi sono tutt'altro che incoraggianti.
Come riportato in un precedente articolo de IlGiornale.It, dallo scorso settembre, difatti, si è registrato un lento ma costante rialzo dei tassi di riferimento e con la ripresa dei rendimenti obbligazionari anche i mutui hanno iniziato, pian piano, a salire. Complice potrebbe essere la ripresa registrata sui mercati d'oltreoceano, dove il rendimento del TNote decennale Usa è balzato oltre l’1,6%.
Nel "vecchio continente" i segnali sono ancora lievi, provocando, pertanto degli aumenti non particolarmente incidenti sul portafoglio delle famiglie; nei prossimi mesi, però, - complice, magari, un ritorno all'inflazione - i tassi continueranno probabilmente a salire chiudendo definitivamente l'era dei "minimi storici" che ha contraddistinto il 2020.
Allo stato attuale, come evidenziato dall'Abi (Associazione bancaria italiana), il tasso medio totale sui prestiti è comunque sceso dal 2,26% di gennaio al 2,24 di febbraio, e con quasi 4 punti percentuali in meno rispetto al periodo pre-crisi (anno 2007) in cui il tasso si fermava al 6,18%. Se il segno più sugli interessi non si è ancora ancora "generalizzato", gli effetti si sono avuti in special modo - almeno per il momento - sul tasso fisso con scadenze più lunghe, cioè quelle tra i 20 e dei 30 anni; queste tipologie di mutui, però, sono quelle maggiormente diffuse, interessando circa la metà delle operazioni accese con le banche e, dunque, rappresenta un segnale da non sottovalutare.
Per quanto riguarda i tassi variabili, invece, resta tutto fermo con l'indice Euribor ad 1 o 3 - tradizionale benchmark per i mutui variabili - mesi che non si muove dai valori registrati negli ultimi trimestri, rimanendo con valore negativo di mezzo punto percentuale.
Quindi, mentre l’Euribor a tre mesi non si "muove", l’Eurirs continua a dare segni di ripresa - il che significa il segno più sugli interessi - con un rialzo - da inizio anno - di 41 punti base sull’indice a 20 anni, e di 48 punti base sulla scadenza dei mutui a 30 anni, periodo temporale oltre cui, di norma, le banche non erogano il mutuo.
A detta degli esperti, l'aumento degli interessi sul tasso fisso (che rappresenta circa il 90% dei mutui erogati negli scorsi anni) potrebbe far riscattare la competizione con tasso variabile che restando fermo dallo scorso ottobre sotto il -0,5% potrebbe diventare molto appetibile con uno spread tra le due classi che ha superato i 30 punti base.
"Cosa significa questo segnale"
Per il presidente dell’Acer (Associazione costruttori edili di Roma e Provincia) Nicolò Rebecchini: “Un rialzo dei tassi di interesse non è un segnale negativo in quanto evidenzia che i mercati credono nella ripresa dell’economia del nostro Paese”; “Certamente il rovescio della medaglia - continua il rappresentante dell’associazione dei Costruttori - è che chi ha contratto o deve contrarre debito potrebbe avere delle conseguenze meno favorevoli”.
Difatti, mentre i tassi crescono - almeno quelli sul tasso fisso - sale, contestualmente anche il trend di richiesta di nuovi mutui e surroghe – ed è evidente che i due dati sono tra loro legati; nel primo trimestre del 2021, difatti, vi è stata un'inversione di tendenza per le richieste di mutui e surroghe da parte delle famiglie italiane.
Dall'analisi delle richieste registrate sul Sistema di Informazioni Creditizie di Crif si segnala un incremento complessivo del +9,6% rispetto al corrispondente periodo del 2020. Il Crif rileva che dopo un inizio d'anno con il freno a mano tirato, in scia con l'andamento negativo dell'ultimo trimestre 2020, la performance positiva del trimestre è totalmente ascrivibile alla crescita fatta registrare nel mese di marzo (+55,8%), condizionata però dal confronto con il corrispondente mese del 2020, che aveva visto la sostanziale paralisi dell'operatività a causa del lockdown totale varato dal Governo per contenere la prima ondata della pandemia di Coronavirus.
Le richieste per i mutui
A livello di I trimestre dell'anno, in termini assoluti il numero di richieste complessivamente rilevate è il più elevato degli ultimi 9 anni. Inoltre, altro segnale incoraggiante riguarda l'incremento dell'importo medio richiesto, che registra il +2,6% rispetto al corrispondente periodo 2020, attestandosi a 136.656 euro. Anche in questo caso si tratta del valore più elevato a partire dal 2013 ad oggi. Per quanto riguarda la distribuzione per fascia di importo, nel primo trimestre del 2021 le richieste per importi tra 100.000 e 150.000 euro rappresentano la soluzione preferita dagli italiani, con circa il 30% del totale, un dato sostanzialmente in linea con il corrispondente periodo del 2020. Al secondo posto (con il 25%) permane la classe di importo tra 150.000 e 300.000 euro.
“Un aumento dei tassi potrebbe incidere anche sulle famiglie che hanno già acquistato una casa o lo stanno per fare - continua Rebecchini -; sarebbe quindi molto importante, tanto più in un momento delicato come quello attuale, sostenere le famiglie
nell’acquisto della propria abitazione, che sia ristrutturata o di nuova costruzione, ma comunque antisismica ed a basso consumo energetico, potenziando e rifinanziando il fondo di garanzia dello Stato già esistente”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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