Un anno estremamente particolare che ha inciso fortemente sulle rate dei mutui delle famiglie italiane.
Se ad inizio del 2020 l'Istat parlava di una "tempesta" con un balzo record dei prezzi delle case con un +1,9%, dall'inizio della pandemia - con i conseguenti e disastrosi effetti sull'economia e sul portafogli dei consumatori - il tassi sui nuovi mutui bancari avevano subito un calo che ha potato l'Abi (Associazione Bancaria Italiana) a dichiarare, nella relazione di febbraio 2021, che i tassi di interesse sulle operazione di finanziamento "si mantengono sui livelli particolarmente bassi, sui minimi storici". Inoltre, il tasso medio sulle nuove operazioni si aggira intorno all'1,30% contro il 5,72% di fine 2007.
Insomma, il costo della rata dei mutui tra il 2020 e il primo bimestre dell'anno in corso è calato, dando un po’ di respiro ai proprietari degli immobili acquistati; eppure, a partire da marzo i segnali che arrivano, soprattutto da oltreoceano, sono quelli di una ripresa del settore che significa, nei fatti, - attraverso il rialzo dei tassi sui mercati delle obbligazioni e la crescita dell'inflazione - che anche il costo dei mutui potrebbe riprendere a salire.
Ciò nonostante, l'anno passato le domande di mutuo sono calate quasi del 20%, ma le 500mila domande effettuate dimostrano che quello della compravendita dell'immobiliare resti un mercato estremamente forte e vivace e che, nel 2021, dovrebbe riprendere a crescere.
Cosa potrebbe succedere
Come scritto in un precedente articolo de IlGiornale.It, secondo gli esperti l’aumento potrebbe raggiungere un quarto di punto entro la fine del 2021; per quanto riguarda i mutui variabili, invece, non dovrebbero esserci aumenti all'orizzonte con l’indice Euribor che rimane intorno al -0,56% e con i tassi medi che vanno dallo 0,62% per i prestiti a 10 anni allo 0,80% per quelli a 30.
Calcolatrice alla mano, l'impatto sulla rata mensile dovrebbe essere molto limitata; facendo un esempio, su un prestito di 100mila euro da estinguersi in 30 anni di rate l'aumento previsto dovrebbe non essere superiore ai 10 euro. C'è una particolarità non di poco conto; analizzando gli indici euribor se questo rispecchiasse l’andamento dei parametri, ciò comporterebbe che i mutui fissi dovrebbero costare circa 90 centesimi ed un punto percentuale in più dei mutui a tasso variabile.
Eppure non sta succedendo questo, probabilmente perché gli istituti bancari continuano a tagliare il loro spread in modo tale da avgevolare i clienti verso il tasso fisso che, negli ultimi anni hanno dominato il mercato tanto è vero che il tasso variabile rappresenta oramai soltanto tra il 5 e il 10% del mercato.
Calano i prestiti
Se da un lato si sta registra un aumento dei tassi dei mutui fissi calano, invece, i prestiti.
A febbraio il tasso medio sul totale è sceso dal 2,26 di gennaio al 2,24%. Secondo i dati della relazione Abi, i prestiti a famiglie e società non finanziarie sono stati di circa 1.310 miliardi di euro con un incremento del 5,1% su base tendenziale, ed in aumento dello 0,2 rispetto a gennaio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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