Tra le molte cose dette ieri su Alitalia dal ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli in audizione alla Camera, una è rimasta un mistero: soldi in cassa ce ne sono fino a fine maggio, ma la newco al 100% pubblica sarà operativa «entro le prime settimane di giugno». Non è chiaro con che soldi si andrà avanti: un nuovo prestito ponte? E la nuova società che dotazioni riceverà? Come e per che somma sarà capitalizzata? Ricordiamo che il 2 maggio l'amministrazione straordinaria compirà tre anni e che ha ricevuto in tre tranche 1,8 miliardi di euro: tutti bruciati. E ora quanti altri soldi saranno versati per approdare alla nuova compagnia e per farla partire? Patuanelli è ottimista. Sottolinea che l'intervento dello Stato, in questo momento di emergenza, ha permesso ad Alitalia di non sparire definitivamente (al 22 aprile il calo del fatturato è stato dell'87,5%), ma che anzi si potrà avvantaggiare del Covid per riportarsi «alla pari» con le compagnie concorrenti, tutte in difficoltà: «Se prima era un vaso di cristallo tra vasi d'acciaio, oggi non è più così» e si potranno «scalare quote di mercato». Come, non si sa: se la compagnia da vent'anni brucia ricchezza non basterà la bacchetta magica del Covid per riportarla al profitto, occorre piuttosto un sano modello industriale, quello che è mancato finora. Lo Stato, ha annunciato il ministro, deterrà «inizialmente» della newco l'intero capitale, ma in un momento successivo si valuterà una scelta diversa; in una prima fase per semplificare le procedure i rami d'azienda saranno presi in affitto dall'amministrazione straordinaria. Inoltre «il governo sta interloquendo con l'Ue per avere dei fondi per il trasporto aereo». Superato nei fatti il tema degli aiuti di Stato, Marco Veneziani, segretario dell'Anp, invoca che Alitalia venga finanziata «seriamente, con risorse economiche ragguardevoli».
Dalle cose dette ieri, il futuro di Alitalia sembra poter convergere verso quello di Lufthansa. Patuanelli ha ricordato che il 21 maggio scadrà l'alleanza Blue Skies, quella sulle rotte transatlantiche guidata da Delta nell'ambito di Skyteam, che ha già comportato malumori perchè ad Alitalia è stata preferita Virgin Atlantic. Scaduti dunque i patti, sarà più agevole cambiare partner e passare da Skyteam a Star Alliance, l'alleanza guidata da Lufthansa (che non è stata nominata). Di certo il ministro ha sottolineato che lo stand alone, lo star da soli, non è l'obbiettivo.
La nuova Alitalia nascerà con 90 aerei sugli attuali 113 (di cui nove di proprietà); il commissario Giuseppe Leogrande e il direttore Zeni hanno ottenuto di posticipare al 2021 le rate dei leasing. Il focus sarà sul lungo raggio più che sul breve. «Parlare di esuberi zero sarà difficile», ma Patuanelli non ha fatto numeri: in discussione c'è la cigs per 6.828 dipendenti su 11.500. Sullo sfondo anche «una riforma del trasporto aereo che metta tutti gli operatori sullo stesso piano», perchè negli scali «le tariffe che paga Alitalia sono scandalosamente elevate rispetto ad altri trattamenti» (le compagnie low cost ndr).
Infine, il ministro ha ricordato l'attività svolta da Alitalia per recuperare molti italiani bloccati all'estero: «È stato un servizio pubblico molto importante».
Ma è bene ricordare che solo una parte dei posti ha avuto prezzi speciali: nell'ultimo volo da L'Avana a Roma, il 28 marzo, l'85% dei biglietti è stato venduto a 396 euro, il rimanente 15% a 1.966,08 (sempre economy), una cifra molto lontana da quella di un «servizio pubblico».
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