Alitalia sogna la normalità (e i profitti) a partire dal 2022

Nella corsa planetaria del settore agli aiuti di Stato la compagnia si trova meno sola. Ipotesi flotta di 92 aerei

Alitalia sogna la normalità (e i profitti) a partire dal 2022

Alitalia, prossima a essere nazionalizzata, grazie al virus è in buona compagnia: in tutto il mondo stanno affluendo denari pubblici verso vettori grandi e piccoli, tutti privi di attività, di liquidità e vicini al baratro; così che il sostegno governativo ha smesso di essere un tabù. La Iata, l'associazione mondiale del settore, stima che siano necessari tra i 150 e i 200 miliardi di sussidi per sostenere un'industria (letteralmente) a terra. Negli Stati Uniti sono già stati stanziati, a più riprese, 50 miliardi, Emirates e Singapore Airlines sono state aiutate con 12 miliardi ciascuna; in Europa, AirFrance e Lufthansa hanno ottenuto rispettivamente 11 e 10 miliardi di euro. La compagnia tedesca ha ridotto di due terzi i suoi dipendenti, British Airways ne ha messi in licenziamento temporaneo 30mila. In poche settimane si è ribaltato tutto e il vecchio, severo concetto di aiuti di Stato è stato spazzato via senza scrupoli.

Così Alitalia, che di soldi pubblici ne ha divorati tanti negli ultimi vent'anni (quasi 2 miliardi solo durante gli ultimi tre di amministrazione straordinaria), guarda al futuro con occhi diversi e arriva a ipotizzare udite udite un risultato operativo positivo per il 2022. Lo ha detto ieri ai parlamentari riuniti alla Camera il direttore generale Giancarlo Zeni, che è stato ascoltato insieme al commissario Giuseppe Leogrande. Sebbene, secondo quest'ultimo, sia difficile fare previsioni, Zeni ha detto che la crisi condizionerà i conti fino all'estate del 2021. A quel tempo al comando ci sarà però il ministero delle Finanze, perchè dal 1 giugno, tra un mese, l'amministrazione straordinaria lascierà la mano all'acquirente pubblico, che rileverà la compagnia creando tecnicamente due newco, una relativa ad Alitalia, una a Cityliner, la compagnia del breve raggio (il bando di gara, è stato a suo tempo sospeso). Al Tesoro andranno aviation e manutenzione, mentre l'handling resterà all'amministrazione e continuerà a essere fornitore della compagnia. In una prima fase l'assegnazione degli asset avverrà con contratto d'affitto.

Leogrande ha sottolineato che non spetta al commissario varare un piano industriale, ma solo delineare uno scenario. Così egli immagina un'Alitalia con 92 aerei (20 di lungo raggio, 60 di medio e 12 di breve) sui 113 ante virus, che consentiranno di riprendere l'attività ordinaria senza alcuna contrazione una volta usciti dal lockdown. Ma poiché quell'attività era pesantemente in perdita, non si vede perchè la si debba replicare senza correzioni. Anche un eventuale cambio di alleanza, adombrato nei giorni scorsi dal ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, per il momento mi sembra una cosa impossibile. Interessante la rinegoziazione dei contratti di leasing per la flotta che permetterà di pagare il canone secondo l'utilizzo delle macchine: in sostanza, un costo fisso viene trasformato in variabile.

Nulla è stato precisato sulla dotazione in denaro alle newco, quando Patuanelli aveva detto

che soldi in cassa ce ne sono fino a fine maggio. Oggi Alitalia effettua 49 voli al giorno (contro i 500 precedenti), in marzo ha registrato un calo dei ricavi del 76,5%, in aprile le vendite sono calate del 97 per cento.

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