Banche anno zero, inizia l'era «bail in»

Da ieri in vigore la direttiva «Brrd»: in caso di crac le perdite sono ripianate da soci, obbligazionisti e clienti

Massimo RestelliPer i risparmi che le famiglie italiane hanno investito (o anche soltanto depositato) nella propria banca di fiducia nulla sarà più come prima. Ieri è infatti entrato in vigore il «bail-in», il meccanismo europeo secondo cui nel caso un istituto di credito collassi non sono più consentiti aiuti di Stato, come prevedeva invece lo schema del bail-out, costato 800 miliardi agli europei negli ultimi sette anni.Tutto il conto del salvataggio dovrà ora essere pagato «all'interno»: dagli azionisti (come è normale visto che è capitale di rischio) e in subordine, secondo una precisa scala di rischio, dalle altre «classi» di risparmiatori fino, come extrema ratio, appunto ai correntisti (per le giacenze che superano il tetto di 100mila euro garantito dal Fondo interbancario).L'amaro assaggio è stato quanto è accaduto alle 12.500 famiglie che hanno comperato i 431 milioni di bond subordinati timbrati Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti poi resi carta straccia dalla Procedura di risoluzione compilata dal governo Renzi al guinzaglio di Bruxelles. Sia chiaro il crac delle quattro banche del centro Italia è stato un caso limite: erano tutte già state commissariate da Bankitalia per mala gestio e ora sono all'attenzione della magistratura. Quanto accaduto ha però fatto esplodere le polemiche, costringendo il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco e il presidente Consob, Giuseppe Vegas a difendere la bontà del proprio operato in televisione.In ogni caso il sistema bancario italiano, pur schiacciato da 200 miliardi di sofferenze e bisognoso della band bank che Bruxelles ha finora bloccato, è in media uno dei più patrimonializzati e quindi «sicuri» d'Europa: il parametro chiave è il «Cet 1». E univoco è il suo mantra: «solidità». Lo rimarca l'Abi, la lobby del credito presieduta da Antonio Patuelli, lo ripetono i singoli gruppi. I piccoli risparmiatori devono, tuttavia, ora scegliere con maggiore oculatezza a chi affidare i risparmi. Se tutto andasse storto il bail-in, conseguenza della direttiva Brrd, prevede infatti l'intervento dell'Autorità di Risoluzione che, può ripianare le perdite fino all'8% delle dimensioni dei bilanci, prosciugando prima gli azionisti e, se non basta, i titoli di risparmio, le obbligazioni convertibili e, come nel caso di Etruria & C, i bond «subordinati» senza garanzia. Possono poi essere colpiti i «crediti non garantiti» e, per ultimi, i conti correnti: sempre per le somme che eccedono i 100mila euro (200mila se sono cointestati). Nessuno potrà, invece, per esempio mettere le mani nelle cassette di sicurezza o nei depositi titoli.In pratica è caduto il tabù del too big to fail e delle connesse polemiche sui superbonus incassati da banchieri che a volte hanno poi scaricato sugli Stati e quindi sui correntisti i loro errori. Si è deciso che a pagare dovesse essere la finanza, e la Ue varò per prime le norme sulla burden sharing, applicandole per esempio a Cipro.

Ora il bail-in: così ora la stella polare è il patrimonio, la redditività un corollario. Lo sanno i cassieri che mostrano ai correntisti il Cet 1 dello loro banca (e quello delle concorrenti), come facevano qualche anno fa con i tassi di interesse.

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