Francoforte difende la stretta sulla gestione dei crediti deteriorati ma il capo della Vigilanza europea, Daniele Nouy, conferma la marcia indietro con un rinvio di «qualche mese» delle nuove regole. E le banche brindano in Borsa, sostenendo il listino di Piazza Affari: il Credito Valtellinese ha guadagnato più del 4%, il Banco Bpm il 2,2%, Bper il 3,8%, Mediobanca l'1,9%, Mps l'1,7%, Intesa Sanpaolo lo 0,07%, Carige ha chiuso in parità mentre l'unica in controtendenza è stata Unicredit con un -0,8 per cento.
«Qualche mese in più sarà probabilmente necessario» per completare le nuove e contestate regole sui non performing loans se dovrà tener conto di tutti i riscontri ottenuti dalle banche e da altri, ha detto ieri la Nouy nel corso dell'audizione pubblica a Francoforte sulla bozza del cosiddetto addendum.
Che, ricordiamolo, riguarda lo smaltimento dei crediti deteriorati che emergeranno dal 1 gennaio 2018: la proposta della supervisione bancaria della Bce prevede la copertura integrale entro due anni per i crediti «non garantiti» ed entro sette per i garantiti.
Senza mettere in dubbio la portata del problema dei deteriorati, il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani - forte anche dei pareri legali del Parlamento europeo e del Consiglio Ue - ha imputato alla Bce di aver agito oltre i limiti delle sue competenze di supervisore delle banche dell'eurozona, interferendo così con le prerogative delle altre istituzioni europee. La questione dei pareri legali potrebbe essere in agenda all'Ecofin di martedì prossimo, ma la discussione formale tra i ministri si terrà solo nella riunione di gennaio. Il tema è stato messo all'ordine del giorno su richiesta della Germania ma si tratterà però solo di un aggiornamento generale da parte della Commissione Ue. Per il dibattito vero e proprio tra i ministri bisognerà aspettare l'Ecofin di gennaio. Ecco perché serve una tempistica più ragionevole.
La stessa Nouy ieri ha ammesso che nello svolgere «un ruolo importante» nella risoluzione dei deteriorati, la Vigilanza adotta un approccio «invadente», seppure «corretto». La consultazione avviata dalla Bce, ha poi aggiunto, «dimostra che siamo interessati ad ascoltare tutte le parti interessate prima di agire». Anche se «non siamo gli unici che possono e dovrebbero agire. Ciò di cui abbiamo bisogno è uno sforzo congiunto che coinvolga anche le banche, i regolatori e i governi nazionali e le istituzioni dell'Ue». E proprio nel nome di questo sforzo congiunto, cui per primo aveva fatto appello Mario Draghi, il fronte italiano sostiene che non può essere soltanto la Vigilanza a risolvere i problemi.
In gioco, del resto, c'è un provvedimento che di fatto fisserebbe regole
generali legalmente vincolanti applicabili a tutti gli istituti europei e li obbligherebbe a nuovi accantonamenti prudenziali generando nuove fragilità del sistema creditizio. Tradotto: una raffica di aumenti di capitale.
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