Le banche dicono «no» al prestito ponte per Condotte

Marcello Astorri

Le banche hanno detto «no» e i quasi 2 miliardi di euro di cantieri di Condotte rimangono fermi. Il big delle costruzioni, con 2.800 dipendenti, è in amministrazione straordinaria dal 6 agosto scorso. L'azienda è attualmente guidata dalla triade di commissari Matteo Uggetti (in foto), Giovanni Bruno e Alberto Dello Strologo. Le serviva un prestito ponte da almeno 40-50 milioni per potersi rimettere al lavoro. In attesa di poter attingere al prestito dello Stato, che risolverebbe i problemi di liquidità, intorno ai 200 milioni. Serve, però, il via libera della Commissione europea che deve verificare che non si tratti di aiuto di Stato. Ci vuole tempo. Ma non ce n'è: più si aspetta, più Condotte rischia di perdere gli appalti.

Ed è coinvolta in varie commesse: negli scorsi mesi era riuscita a far ripartire i contratti stradali e ferroviari in Algeria, per un valore residuo di 470 milioni. La Città della Salute con la Regione Lombardia rimane in stand by, così come il nuovo carcere di Bolzano. E c'è anche il nodo alta velocità a Firenze, cantiere fermo dall'inizio del 2018. Senza soldi, però, non si può partire. Nelle scorse settimane, i commissari hanno incontrato due volte le 32 banche creditrici, con in testa Unicredit, per ottenere un prestito ponte. Ma non è andata bene: le banche non si fidano.

Troppo massiccia la situazione debitoria pregressa che ammonta a un miliardo, più un altro di esposizione con i fornitori. Ai commissari non resta che provare a incassare prima di Natale il prestito statale con l'aiuto del Mise. Da lì presentare il piano di ristrutturazione del gruppo entro marzo.

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