La Bce gioca l'arrocco sul taglio dei tassi: "Inflazione resta alta"

Il bivio di settembre

La Bce gioca l'arrocco sul taglio dei tassi: "Inflazione resta alta"
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Forse per l'aria condizionata a palla, Christine Lagarde (in foto) si è presentata ieri in conferenza stampa con una giacchetta quasi invernale, l'«outfit» peraltro perfetto per una presidente della Bce più che abbottonata sulla traiettoria che prenderanno i tassi a partire da settembre. Dopo il taglio al costo del denaro da un quarto di punto di giugno, l'Eurotower ha mantenuto lo status quo (tassi invariati al 4,25%) come da attese, ma su cosa succederà dopo la pausa di agosto Lagarde ha tenuto le carte coperte limitandosi a precisare che su un possibile nuovo allentamento, fra poco meno di due mesi, «siamo completamente aperti».

Ma è solo un gioco di specchi che vuole riflettere l'immagine di un board senza preclusioni. Per quanto l'ex capo del Fmi continui a rimarcare che la Bce è «dipendente dai dati» e decida di riunione in riunione, senza vincoli a priori, il faro sull'inflazione resta acceso condizionando le scelte. Non a caso la Bce rimarca che «le pressioni interne sui prezzi restano alte, l'inflazione dei servizi è elevata ed è probabile che l'inflazione complessiva rimanga al di sopra dell'obiettivo fino a gran parte del prossimo anno». Probabilmente attorno ai livelli attuali (2,5%), una media che nasconde le profonde differenze nell'eurozona (+0,8% in Italia, 2,2% in Germania).

Al momento, non c'è urgenza di ammorbidire ulteriormente la politica monetaria. Soprattutto dopo che il numero della Federal Reserve, Jerome Powell, si è detto favorevole ad ammorbidire il costo del denaro in settembre. Anche a costo di ignorare l'altolà con cui Donald Trump ha intimato a Jaydi non toccare boccia fino al voto presidenziale di novembre. Se la Fed taglierà e la Bce resterà immobile, verrà azzerato il rischio di importare inflazione dal versante valutario. Non va inoltre trascurata la calma sostanziale sul mercato dei titoli di Stato.

In particolare, l'allentamento del premio di rischio che gli investitori hanno assegnato ai bond francesi dopo i ballottaggi

ha attenuato la necessità di un sostegno immediato da parte della Bce. I nodi potrebbero però venire al pettine prima del «finis vitae» del Pepp (a fine dicembre), l'ultimo «ombrello» rimasto ancora aperto a Francoforte.

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