Nuove turbolenze sul bitcoin, che negli anni ha abituato gli investitori a repentini alti e bassi delle quotazioni. Per cogliere appieno i motivi dell'ultimo scivolone (le quotazioni hanno perso oltre il 20% rispetto ai livelli di inizio giugno e 170 miliardi di capitalizzazione solo nelle ultime due sedute) bisogna riavvolgere indietro il nastro di dieci anni, quando chiuse i battenti l'exchange nipponico Mt. Gox.
Nato nel lontano 2007 quando il bitcoin ancora non esisteva, il nome completo era «Magic: The Gathering Online eXchange», in breve Mt. Gox, e permetteva agli appassionati del gioco di carte «Magic: The Gathering Online» di acquistare e vendere carte come se fossero azioni.
Nel 2010 la svolta con il fondatore Jed McCaleb che intuisce la crescente richiesta di un luogo dove fare trading di bitcoin e trasforma il sito in una piattaforma di scambio. Mt. Gox crebbe rapidamente di popolarità anche se simultaneamente emersero dei problemi di sicurezza con diversi episodi di furto delle criptovalute. Dopo alcune sospensioni dei prelievi, nel febbraio 2014 l'azienda risultò insolvente in quanto aveva nascosto una serie di furti per un totale di 950 mila bitcoin. Una storia tornata oggi in auge perché il fiduciario giapponese che agisce per conto di Mt. Gox ha avviato il rimborso in natura ai creditori grazie ai circa 142mila bitcoin recuperati (per un controvalore di circa 8 miliardi di dollari), pari allo 0,7% dei 19,7 milioni di bitcoin attualmente in circolazione.
Nonostante sia previsto che il rimborso avvenga in più tranche questo mese, per attenuare il rischio di grandi vendite simultanee, i mercati hanno iniziato a temere un eccesso di offerta con una valanga di bitcoin in arrivo sui mercati.
Nel 2014 il bitcoin valeva solo 600 dollari, quindi per i creditori c'è un guadagno esorbitante (siamo nell'ordine del 9.000%). Non è detto però che tutti i creditori scelgano di vendere. «Non dovremmo assistere a un violento shock di offerta - argomenta Adrian Fritz, head of research di 21Shares - anche alla luce del fatto che la maggior parte dei creditori sono early adopter, che credono nelle potenzialità del bitcoin e sono più inclini a detenere l'asset in portafoglio per un periodo di tempo mediamente più lungo». Fritz circoscrive l'attuale correzione come «normale» per un asset molto volatile che ha vissuto una forte crescita negli scorsi mesi. Anche gli analisti di JP Morgan sono dell'idea che i clienti di Mt. Gox venderanno solo una parte dei loro bitcoin mettendo sotto pressione i prezzi questo mese, ma già ad agosto potrebbe esserci una risalita.
La tegola Mt. Gox non è l'unico elemento di incertezza sul bitcoin, piombato il 5 luglio sotto i 54.000 dollari, ossia oltre il 25% sotto i massimi storici toccati a marzo. Il governo tedesco è in procinto di vendere 43mila bitcoin, per un valore vicino ai 2,3 miliardi di dollari, sequestrati nel 2013 a un sito web di film piratati, Movie2k. Anche gli Stati Uniti stanno vendendo circa 213mila bitcoin sequestrati.
Se le tensioni sul lato dell'offerta sono spiegate da Mt. Gox e dalle vendite del governo tedesco, sul fronte opposto emerge l'indebolimento della domanda di ETF sui bitcoin, con gli afflussi nei fondi negoziati in borsa che detenevano la criptovaluta che si sono prosciugati dopo i forti numeri dei primi mesi susseguenti l'approvazione negli Stati Uniti dei primi ETF sulla criptovaluta.
Il calo del bitcoin ha depresso anche le altre principali criptovalute spingendo il valore totale del mercato
crypto sotto la soglia dei 2mila miliardi di dollari, sui minimi a quasi un anno e mezzo. Se confrontate con bond (133mila miliardi di valore) e azioni (109mila miliardi), le crypto rappresentano meno dell'1% del totale.
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