Il successo del Btp Valore, la nuova emissione del Tesoro il cui collocamento -salvo sorprese - si concluderà domani, testimonia come la ricerca di rendimenti in un contesto di tassi in rialzo sia un'esigenza sentita anche al pubblico dei piccoli risparmiatori. Dall'altro lato, tuttavia, se la consapevolezza finanziaria aumenta e dirotta le risorse verso uno strumento tradizionalmente caro agli italiani, fatica a spiccare il volo la previdenza complementare che, a causa dell'andamento negativo dei mercati, l'anno scorso ha segnato il passo.
Ma andiamo con ordine. Ieri la raccolta giornaliera del Btp Valore si è attestata a 4,2 miliardi di euro (il secondo importo più elevato mai registrato nella terza giornata delle emissioni per risparmiatori individuali) portando il totale alla cifra record di 14,8 miliardi. Il precedente primato spettava al Btp Italia di maggio 2020 che dopo tre giorni si era fermato a 13,9 miliardi. Boom anche per i contratti a quota 523.426 con un taglio medio di 28.362 euro. «Stiamo assistendo a un crescente interesse di investitori molto piccoli dal punto di vista della detenzione di risorse finanziarie, persone fisiche con un'entità di risparmio anche modesta», ha spiegato il direttore del Debito pubblico del Mef, Davide Iacovoni. «Siamo in una fase in cui, oltre al problema dell'inflazione da cui ci si vuole proteggere, c'è anche il tema di mettere a reddito i propri risparmi che magari sono tenuti in conto corrente senza remunerazione», ha aggiunto. Il successo, ha concluso, è nella formula step up delle cedole che «sono comunque prefissate e salgono nel tempo».
Sull'altro versante, invece, la relazione annuale della Covip, l'Authority di vigilanza sui fondi pensione complementari, ha evidenziato che con il calo dei mercati finanziari nel 2022 sono scesi i rendimenti e sono diminuite le risorse accumulate da queste forme pensionistiche. È invece cresciuta la rivalutazione del Tfr, con quest'ultimo strumento che a fronte della crescita dei prezzi ha recuperato lo svantaggio cumulato negli ultimi dieci anni rispetto ai versamenti nella previdenza complementare. Alla fine del 2022, infatti, le risorse si attestavano a 205,6 miliardi di euro, in calo del 3,6% rispetto all'anno precedente. In media nel 2022 il rendimento è stato negativo per il 9,8% per i fondi negoziali, per il 10,7% per i fondi aperti e dell'11,5% e per i nuovi Pip (i piani individuali pensionistici). Nello stesso periodo il Tfr si è invece rivalutato dell'8,3%, un valore comunque inferiore all'aumento dei prezzi (11,3%). Se si considerano gli ultimi dieci anni però, periodo più adatto per valutare la performance del risparmio previdenziale, il rendimento netto medio annuo dei fondi pensione negoziali è stato positivo e pari al 2,2%, quello dei fondi aperti del 2,5% e quello dei Pip del 2,9%.
Nello stesso periodo la rivalutazione del Tfr media annua è stata pari al 2,4% mentre l'inflazione è stata in media dell'1,7% annuo. Gli iscritti alle forme di previdenza complementare restano però una minoranza: a fine 2022 erano 9,2 milioni (+5,4% annuo), pari al 36,2% sul totale delle forze di lavoro.
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