Il cielo è cupo sopra Davos: l'élite vede la recessione

Per tre capi azienda su quattro l'economia globale andrà in negativo. Il 40% teme per la sua impresa

Il cielo è cupo sopra Davos: l'élite vede la recessione

Su Davos aleggia un umore nero. Infatti, dai maggiori economisti mondiali sentiti dal World Economic Forum, così come dai Ceo delle maggiori aziende globali, arriva una sentenza «estremamente pessimista» sull'economia mondiale, che dovrebbe avviarsi alla recessione. PricewaterhouseCoopers, che ogni anno agli inizi del Wef presenta la sua Annual Global Ceo Survey, ha pubblicato un report dai toni insolitamente cupi. Tre su quattro dei 4.410 Ceo globali sentiti fra ottobre e novembre 2022 sono convinti che l'economia globale andrà in negativo nei prossimi 12 mesi, addirittura il 40% - specie in Asia, vittima di un terremoto partito dal Covid e dalle guerre commerciali che sconvolgono il business model - teme per la tenuta dell'azienda alle sfide del prossimo decennio. «Un'economia volatile, inflazione ai massimi da decenni, la conflittualità geopolitica hanno contribuito a portare a un livello di pessimismo fra i Ceo che non si vedeva da un decennio», commenta Bob Moritz, global chairman di PwC. Parole che rimandano alla grande crisi finanziaria. Una serie di sfide cui si aggiunge il cambiamento climatico. Se negli Usa prevale il pessimismo sull'economia globale rispetto a quella nazionale, in Germania il pessimismo sull'economia interna supera quello globale (94% contro 82% vedono declino della crescita) e in Italia i rapporti sono bilanciati (62% contro 63%).

Il Chief Economists Outlook del Forum di Davos, una survey fra i capi economisti delle maggiori istituzioni finanziarie e aziende, dice che ben due terzi - il doppio che nello scorso settembre - considerano una recessione globale «estremamente probabile». Tutti si aspettano una crescita debole, o molto debole, in Europa, il 91% nutre lo stesso giudizio per gli Usa. Giudizio diviso per la Cina, dove la scelta di abbandonare la policy zero Covid darebbe una spinta alla crescita. Una doccia fredda per Christine Lagarde, attesa a breve fra le nevi della cittadina svizzera dove terrà due interventi, uno giovedì sul tema «Trovare una nuova crescita per l'Europa» colpita nel suo modello industriale dalla guerra di Putin, uno venerdì con la direttrice del Fmi Kristalina Georgieva sulle prospettive globali, con un titolo che la dice lunga: «È la fine di un'era?».

La Bce conta su una mini-recessione in Europa, o addirittura sulla possibilità di schivarla, per tirare dritto sul suo disegno di rialzo dei tassi per riportare al centro la barra della politica monetaria. La Fed a Davos non ci sarà, ma il presidente Jay Powell vede un possibile «atterraggio morbido» di fronte al rialzo dei tassi d'interesse.

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