Consob blinda Piazza Affari: vietate vendite allo scoperto

Previsto uno stop di tre mesi. Imposto anche un regime di trasparenza rafforzato per proteggere dalle speculazioni

Consob blinda Piazza Affari: vietate vendite allo scoperto

La Consob passa all'azione. Dopo i ripetuti crolli di Piazza Affari e l'allarme lanciate sia dal centrodestra che dal Copasir sui rischi per le nostre aziende strategiche e non solo, la Commissione che vigila sul mercato azionario italiano ha deciso di vietare le vendite allo scoperto per tre mesi a partire da domani. Una mossa che arriva dopo alcuni provvedimenti già presi nei giorni scorsi, ma che adesso diventa categorico rendere più stabile.

Secondo l'autorità italiana, che ha emanato una nota con la quale ha reso pubblica la decisione, le misure messe in atto "si sono rese necessarie alla luce delle forti turbolenze innescate negli ultimi giorni dalla pandemia da Covid-19". Il divieto prevede lo stop alle vendite allo scoperto ma anche ad altre operazioni speculative "ribassiste" realizzate tramite derivati o altri strumenti finanziari. La stessa Consob ha dichiarato di aver proceduto a questa decisione dopo un lungo confronto con le autorità europee e alla luce di quanto gi deciso da altre commissioni, a partire da quelle di Francia e Spagna.

Ma c'è anche un altro provvedimento particolarmente importante. La Consob ha infatti scelto di adottare per questo trimestre un regime di trasparenza rafforzata sulle partecipazioni in quelle società italiane con più alta capitalizzazione e ad azionariato diffuso. I criteri adottati dalla Consob sono: una capitalizzazione superiore ai 500 milioni e agli assetti proprietari. Adesso, la soglia è quella dell'1% per le società non PMI, mentre si è fissato al 3% quello per le PMI.

La scelta della Commissione è estremamente importante. Nei giorni scorsi era arrivato da più parti il grido di allarme sui rischi di speculazione nella Borsa italiana a causa del crollo dovuto allo choc della pandemia di coronavirus. Piazza Affari in una seduta drammaticamente storica ha perso il 17% facendo segnare un record negativo nella storia della Borsa italiana. E anche se oggi ci sono stati primi (timidi) segnali di ripresa legati in gran parte alla resilienza di Wall Street dopo il tracollo dei giorni scorsi, la Borsa di Milano non riesce comunque a pareggiare i conti con le perdite enormi della precedente settimana. La differenza sembra, attualmente, incolmabile.

E il rischio che si continui a far perdere valore ai titoli delle più grandi aziende italiane è un tema che a questo punto non può non toccare anche la sicurezza nazionale, visto che la crisi profonda delle nostre maggiori società implica un pericoloso ingresso di soci o investitori che potrebbero avere interessi ben divergenti da quelli nazionali.

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