Cinquanta membri permanenti, dieci osservatori speciali e sette enti pubblici rappresentati. È questa la composizione Piattaforma per la Finanza sostenibile, task force di esperti dell’Ue chiamata a raccogliere l’eredità del Techical Expert Group on sustainable finance.
Tra il 2019 ed il 2020 l'Unione Europea ha istituito questo gruppo di lavoro, i cui componenti esperti vengono selezionati sulla base delle loro competenze sui temi ambientali, di finanza sostenibile o di diritti umani e sociali e che dovrà svolgere 4 compiti prioritari:
- consigliare la Commissione sulla scelta dei criteri tecnici di screening per la tassonomia e sull’applicabilità dei criteri stessi;
- consigliare la Commissione nella revisione della Taxonomy Regulation favorendo l’inclusione di ulteriori obiettivi di sostenibilità, tra cui la dimensione social, al momento esclusa, a danno della dimensione ambientale;
- monitorare e riferire sui capital flows verso investimenti sostenibili;
- supportare la Commissione in modo più ampio sulla politica finanziaria sostenibile.
Vediamo un po’ meglio di cosa si tratta.
Cosa è la piattaforma
Come scritto sopra si tratta di un gruppo di esperti istituito nel 2019 e che ha iniziato a operare ad ottobre 2000 con funzioni di consulenza tecnica alla Commissione Europea in materia di finanza sostenibile, a partire dalle indicazioni riguardanti l'aggiornamento della cosiddetta Tassonomia europea.
L'obiettivo generale è quello di fornire i presupposti conoscitivi oer aumentare la quantità di capitale privato investito in investimenti sostenibili dal punto di vista ambientale. Difatti, una delle principali iniziative realizzate dalla Piattaforma è stata quella di fornire, in relazione agli atti delegati della Commissione sul tema della FS, un advice specifico (Il Transition finance report" di marzo scorso) inerente la "creazione" di un framework di riferimento delle aioni di finanziamento di una transizione verso un'economia sostenibile.
Le ultime indicazioni e la “spaccatura” con l’UE
Particolarmente importante è stato il parere reso dalla piattaforma fa sul sistema di produzione energetico di gas in Europa. Gli esperti, difatti, lo hanno considerato non più sostenibile avanzando la necessità di istituire un nuovo modello ad hoc.
Nel documento a supporto, come riportato in una news dell’Ansa, i tecnici riterrebbero green gli impianti a gas con un'intensità di emissioni inferiore a 100 grammi di CO2 per Kilowattora (un valore che attualmente, ricorda il parere, per una centrale a gas è nel migliore dei casi, di 300gCO2KWh). Qualsiasi impianto con emissioni superiori, scrivono gli esperti, "potrebbe utilizzare un trattamento tassonomico alternativo come una performance intermedia (Ambra)".
La posizione assunta ha alzato un vero è proprio polverone, mettendo in difficoltà le istituzioni europee chiamate a decidere sul tema a distanza di pochi giorni.
Lo scorso 2 febbraio la Commissione europea, difatti, con complementary delegated act sulla tassonomia ha assunto una posizione in disaccordo con la Piattaforma sancendo una spaccatura con gli stessi tecnici da lei nominata; l’Ue, difatti, ha stabilito che Gas e Nucleare rientrino nella lista degli investimenti sostenibili lasciando pressoché inascoltate le posizione degli tecnici. Inoltre, anche in seno alle rappresentanze dei paesi membri si è avuto qualche malumore, considerando che tre Stati hanno deciso di votare contro la decisione della Commissione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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