Debito e tasse, i dati che sconfessano Matteo Renzi

Il premier non fa che vantarsi di aver tolto l'Imu sulla prima casa. Ma Bankitalia e Cgia di Mestre mostrano che c'è poco da esultare

Debito e tasse, i dati che sconfessano Matteo Renzi

Ha un bel parlare Matteo Renzi di tasse, ripresa e crescita. L'Italia è ancora una dei Paesi in cui il debito pubblico resta a livelli insostenibili. E se cresce troppo, difficile che l'Europa non chieda il conto. Risultato: il governo dovrà alzare ulteriormente le tasse. Un circolo vizioso da cui non si esce.

A sconfessare Renzi sono innanzitutto i dati di Bankitalia, secondo cui ad aprile l'Italia ha segnato un nuovo record del debito pubblico, salito a 2.230,845 miliardi contro i 2.228,7 miliardi di marzo. Un incremento inferiore però al fabbisogno del mese (7,8 miliardi), grazie alla riduzione di 5,2 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro (a fine aprile pari a 64,7 miliardi; 83,1 miliardi nello stesso periodo del 2015) e all’effetto complessivo dell’emissione di titoli sopra la pari, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione del cambio dell’euro (0,5 miliardi), spiega Bankitalia.

Intato domani gli italiani si preparano al salasso di metà anno: tra ritenute Irpef, Tasi, Imu, Ires, Iva, Irpef, Irap, addizionali comunali/regionali Irpef e altro, le imprese e le famiglie dovranno versare ben 51,6 miliardi di euro di tasse. Di questi, secondo un calcolo della Cgia di Mestre, 34,8 mld finiranno nelle casse dell’erario, 11 in quelle dei Comuni e 5,3 in quelle delle Regioni. Dal pagamento del diritto annuale alle Camere di Commercio, infine, gli enti camerali incasseranno dalle imprese 500 milioni di euro.

In termini assoluti, il versamento più oneroso riguarderà le ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori che attraverso il sostituto di imposta saranno trasferite dalle imprese all’erario per un importo pari a 11 mld di euro.

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