Via le deleghe ad Altavilla, Ita nel caos

Il cda "degrada" il presidente, ma a decidere sarà l'assemblea controllata dal Mef

Via le deleghe ad Altavilla, Ita nel caos

Clamoroso: il cda di Ita sfiducia il presidente Alfredo Altavilla, al quale toglie tutte le deleghe. A un passo dalla privatizzazione, nel pieno della transizione tra vecchio e nuovo governo, ieri si è consumato uno scontro nell'aria da giorni: sei dei nove consiglieri di amministrazione hanno votato per sottrarre al presidente esecutivo tutte le competenze che riguardano in primis le strategie (alleanze comprese) poi la finanza, le risorse umane, metà della comunicazione e metà delle relazioni istituzionali. Per il momento comunque è tutto congelato, con un braccio di ferro in punta di diritto: può il cda togliere le deleghe al presidente?

Secondo gli ammutinati, che si sono basati su un parere pro veritate di Andrea Zoppini, la risposta è affermativa (li spalleggia l'ad Fabio Lazzerini); Altavilla sostiene invece che l'atto rientra tra i compiti esclusivi dell'assemblea. E proprio su richiesta del presidente, il ministero dell'Economia, titolare del 100% di Ita, ha già convocato l'assise per l'8 novembre, mentre sulla questione dovrebbe pronunciarsi anche il collegio sindacale. Per il momento, quindi la situazione è di attesa fino all'assemblea, come hanno confermato in serata fonti di Palazzo Chigi. Proprio per questo ieri non si è parlato di dimissioni di Altavilla, che apparirebbero naturali se il suo ridimensionamento fosse legittimo.

La causa immediata di questa situazione riguarda la procedura di vendita, per la quale il fondo americano Certares ha ottenuto trattative in esclusiva per acquistare il 50% più un'azione di Ita. I sei consiglieri (Lelio Fornabaio, Alessandra Fratini, Simonetta Giordani, Cristina Girelli, Silvio Martuccelli e Angelo Piazza) accusano Altavilla di voler rallentare la procedura e in particolare di non aver fornito le informazioni della data room a Delta e Air France, alleate commerciali del fondo. Secondo i sei consiglieri un arbitrario diniego; secondo Altavilla, un comportamento fedele alle norme antitrust in quando le due compagnie non sono co-aquirenti ma semplici alleati di business: quindi dei concorrenti che potrebbero beneficiare di informazioni sensibili.

Ma la questione è più politica e risale a tempi lontani. Tra Lazzerini e Altavilla non è mai corso buon sangue: il primo, insieme al cda, è stato nominato dal governo Conte 2; il secondo, che è arrivato dopo, è stato voluto da Draghi in virtù della sua brillante esperienza proprio in alleanze internazionali. Ecco perché l'assemblea, controllata dal Mef, potrebbe esprimersi in maniera diversa dal cda.

Lo scontro si è poi acceso al momento di scegliere con chi proseguire una trattativa in esclusiva: mentre Certares era preferito dall'ad, il presidente vedeva nella cordata MSC-Lufthansa il miglior futuro industriale per la compagnia. Dopo la scelta di Certares i colloqui non sono andati avanti con speditezza, al punto che il termine per l'esclusiva fissato al 30 settembre, è già stato prorogato al 31 ottobre e forse slitterà ancora visto che l'assemblea si terrà l'8 novembre: a quella data potrà accadere qualunque rimescolamento di carte, poiché sarà già insediato il nuovo esecutivo, con un nuovo ministro dell'Economia che, prima di procedere, vorrà far suo il dossier.

Il consiglio di ieri aveva all'ordine del giorno anche i conti semestrali: non sono stati diffusi numeri, ma solo l'indicazione generica di una chiusura in perdita; indiscrezioni parlano di un rosso di 2 milioni al giorno, cifra alla quale la vecchia Alitalia ci aveva abituati.

L'assemblea dell'8 novembre darà

anche il via libera alla ricapitalizzazione da 400 milioni già autorizzata dalla Commissione europea. Ita è nata ex novo solo un anno fa primo volo il 15 ottobre 2021 ma per il contribuente sembra non sia cambiato nulla.

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