Fiat costretta ad assumere un impostore

I giudici danno ragione all'operaio Fiom che si fingeva finanziere: è tra i 145 che hanno vinto la causa. Lingotto costretto ad assumerlo

Fiat costretta ad assumere un impostore

La fabbrica Fiat di Pomigliano d'Arco non finisce di stupire, nel bene e nel male. Mentre il 28 novembre hanno potuto nuovamente varcare i cancelli dell'impianto i 19 operai Fiom «assunti» dai giudici della Corte d'Appello di Roma e, contestualmente, è stata avviata la procedura di uscita dallo stabilimento di altrettante tute bianche come disposto dall'azienda, il Giornale è stato informato a proposito di una vicenda alquanto paradossale: l'ennesima dimostrazione che, in Italia, un gruppo industriale non è più libero di compiere le proprie scelte, soprattutto davanti a casi con risvolti giudiziari.
Nella lista dei Fiom da riassumere (come detto, 19 di questi, avendo presentato al giudice ricorsi singoli, sono già rientrati) figura una persona, per altro eletta nell'allora Rsu tra le file del sindacato rosso, che l'azienda aveva già licenziato, con effetto immediato, il 29 luglio 2008. L'espulsione dalla fabbrica Fiat del carrellista di Pomigliano d'Arco, trova ragione nel fatto che l'operaio Fiom, spacciandosi per ufficiale delle Fiamme Gialle ed esibendo un distintivo contraffatto avrebbe in varie occasioni preteso dai titolari di esercizi commerciali della zona agevolazioni sull'acquisto di alcuni prodotti nonché la consegna di merce senza pagarne il corrispettivo.

Una volta smascherato, il carrellista è stato denunciato all'autorità giudiziaria, mentre l'azienda gli ha inviato la lettera di licenziamento. Tra le motivazioni «il gravissimo nocumento all'immagine della società datrice di lavoro» e il «venir meno del vincolo di fiducia sotteso al rapporto di lavoro, compromettendo le aspettative dell'azienda a un corretto adempimento degli obblighi contrattuali». Il ricorso dell'operaio Fiom contro la sua defenestrazione dalla fabbrica è stato respinto in prima istanza (9 dicembre 2010), ma successivamente accolto dalla Corte d'appello di Napoli presieduta da Umberto Marconi (sentenza depositata il 13 luglio scorso), che ha dichiarato illegittimo il licenziamento e condannato la società a reintegrarlo nel posto di lavoro, oltre a versargli le retribuzioni maturate dal giorno dell'uscita.

E ora il suddetto operaio carrellista dell'hinterland napoletano, che si fingeva ufficiale della Guardia di Finanza, si trova nella lista dei restanti 126 che avranno la precedenza di assunzione, come sentenziato dai magistrati. Un'imposizione per la quale il Lingotto è impegnato in un estenuante braccio di ferro con la Fiom.

Il sindacato guidato da Maurizio Landini, intanto, nonostante il rifiuto della newco a riconoscere le Rsa in fabbrica e gli operai della Fiom assunti il 28 novembre, ha convocato un'assemblea

retribuita di quattro ore da svolgersi il 13 e 14 dicembre prossimi, e chiesto una saletta per le attività sindacali. In discussione le procedure di licenziamento dei 19 addetti che devono lasciare spazio ai «colleghi» della Fiom.

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