I controlli sul conto corrente: occhio alle cifre e all'Isee

Agenzia delle Entrate ed Inps uniscono le forze contro i "furbetti" che richiedono aiuti a causa della pandemia: ecco cosa succede quando si dichiara volontariamente il falso o se c'è un errore non voluto

I controlli sul conto corrente: occhio alle cifre e all'Isee

I sostegni economici che il governo Draghi sta erogando alle famiglie in difficoltà a causa della pandemia devono essere controllati e certificati da determinati requisiti: è per questo che l'Agenzia delle Entrate ha iniziato a controllare conto corrente ed ISEE dei consumatori destinatari di questo beneficio per verificare che non ci siano irregolarità o false dichiarazioni.

Quando e dove scattano gli accertamenti

I controlli che vengono effettuati soprattutto sul conto corrente dell’ipotetico beneficiario dei bonus e degli aiuti economici riguarda il saldo e la giacenza media della persona che invia domanda di sovvenzioni e contributi a fondo perduto: prima di compilare ogni domanda, il contribuente dovrà richiedere un aggiornamento della propria condizione reddituale per provare la vera realtà economica in cui si trova. E qui entra in gioco l'ISEE (Indicatore Situazione Economica Equivalente), in particolare la parte relativa ai dati che la persona autodichiara che saranno oggetto di possibili verifiche fiscali. Attenzione, però, perché oltre ai conti correnti entrano in gioco libretti postali e depositi: è per questo che bisogna prestare la massima attenzione e non commettere errori per non destare alcun sospetto o verifica aggiuntiva. Con l'inizio del nuovo anno, infatti, l'occhio indiscreto del Fisco ha più poteri rispetto al 2020 ed i controlli sono più precisi e dettagliati, compresi il saldo complessivo e la giacenza media: chi dovesse incappare in questi controlli, dovrà rispondere su eventuali contraddizioni tra quanto indicato sul modello e le effettive somme di denaro che sono depositate in banca o alle poste. Non dimentichiamo che anche coloro i quali ricevono l'assegno dell'Inps come forma di sostegno al reddito dovranno presentare l'ISEE.

Come avvengono le verifiche

Se inizialmente l’Anagrafe tributaria e l’Inps effettuavano controlli soltanto verificare l’esistenza di conti correnti e di depositi postali, le verifiche si sono estese anche al saldo contabile: bisogna dichiarare anche il valore di un conto cointestato con il dichiarante ed il valore di un conto non cointestato. "Nell’ipotesi in cui siano presenti nel patrimonio mobiliare del componente, per cui si fornisce l’elemento di riscontro, un conto cointestato con il dichiarante e un conto non cointestato dovrà essere necessariamente indicato il valore del conto non cointestato. In caso di più conti non cointestati dovrà essere indicato, se disponibile, uno tra quelli con valore positivo", si legge. Si tratta di un lavoro molto meticoloso messo in campo da Inps ed Agenzia delle Entrate: l'ente previdenziale invierà al Fisco tutti i dati che riguadano redditi, patrimoni e codici fiscali dei contribuenti che richiedono il modello ISEE da compliare per confrontare queste informazioni con quelle che si trovano all'Anagrafe tributaria ed all'Anagrafe dei conti correnti per far emergere eventuali difformità, omissioni o false dichiarazioni di tutti coloro stanno per chiedere un aiuto economico allo Stato.

Due importanti differenze

Ma si può anche sbagliare, involontariamente ovviamente: è per questo che la legge distingue tra false dichiarazioni ed informazioni errate. Nel primo caso, gli articoli 75 e 76 del Testo Unico sulla Documentazione Amministrativa, D.P.R. 445/2000, prevedono sanzioni penali e pecunarie, saranno i controlli incrociati che faranno emergere quando si tratta del primo o del secondo caso. Queste omissioni vengono segnalate in modo automatico e si possono correggere attraverso due modalità: o si corregge l’errata dichiarazione di informazioni presentando un nuovo ISEE oppure compilando una nuova DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica), rettificando il dato omesso o mancante. Oltre alle condanne previste dagli articoli 75 e 76, la falsa dichiarazione comporterà, ovviamente, la perdita del beneficio che diventa illegittimo: in questo caso il beneficio verrà revocato e la cifra dovrà essere restituita. L'art. 495 del Codice Penale prevede, tra l'altro, pene da uno a sei anni di reclusione.

Chi, invece, dichiara il falso sul proprio stato civile o rilascia una falsa dichiarazione sulla propria identità, sul proprio stato o sulle proprie qualità personali è prevista la reclusione di minimo un anno e sanzioni fino a 516,27 euro.

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