![Le Fondazioni chiedono mani libere. Ma il Tesoro non cambierà le regole](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2024/10/30/1730269885-22090086-large.jpg?_=1730269885)
Vola il patrimonio di Cariplo, che soprattutto grazie al rally borsistico di Intesa Sanpaolo ha raggiunto quota 11,2 miliardi di euro. Un valore lievitato del 40% nel giro di due anni. La Fondazione guidata da Giovanni Azzone, che ieri ha presentato la sua attività filantropica per il 2025, detiene il 5,4% di Intesa, quota che ai corsi di ieri vale oltre 4 miliardi. Ciò significa che pesa poco più di un terzo del patrimonio, limite di legge oltrepassato il quale il Mef - che vigila le Fondazioni - chiede di valutare la cessione della parte eccedente nella ratio di evitare l'eccessiva concentrazione del patrimonio. Non a caso Azzone, intervistato a margine dell'evento di ieri al Meet di Milano anche nella veste di presidente di Acri, ha colto l'occasione per chiedere una riflessione affinché, o alzando la soglia di legge o prevedendo un meccanismo di flessibilità, si possano aggiornare le attuali normative. «Credo ci sia piena disponibilità anche da parte del Mef di discutere sul tema. Dobbiamo trovare un meccanismo che contemperi le esigenze: da un lato la salvaguardia dei patrimoni, dall'altro il sostegno a un sistema bancario nazionale che credo sia un asset importante per il Paese».
Lo stesso amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, aveva auspicato una riflessione sul tema, sul rischio di impatti sull'azionariato delle banche.
La posizione del Mef sul dossier, che è nelle mani del direttore generale Marcello Sala, è però di non modificare il protocollo, almeno su questo aspetto. L'idea è di evitare in futuro che si verifichi un nuovo caso Fondazione Mps, che finì in crisi di pari passo con la sua banca. A oggi il problema riguarda per lo più Cariplo, Fondazione Carisbo, Cr Firenze e Compagnia di Sanpaolo che hanno quote di Intesa, istituto che ha avuto performance molto rilevanti. La linea del Tesoro è di chiedere alle Fondazioni - senza obblighi né sanzioni - di mantenere un portafoglio d'investimenti dinamico che porti nel tempo e in modo graduale, attraverso un'interlocuzione col Mef, a vendere le quote in eccesso sulle banche per reinvestirle in altri settori. Del resto, esistono casi, come Fondazione Roma, che si sono via via smarcate dal settore bancario con successo.
Ieri il numero uno della prima banca italiana ha voluto esserci di persona alla presentazione del budget filantropico di Cariplo (salito per il 2025 da 150 a oltre 215 milioni). «Torno da Londra adesso - ha spiegato Messina, nel dire che Intesa non parteciperà al risiko bancario- e c'è un apprezzamento totale da parte degli investitori internazionali che sono una delle componenti importanti della forza della nostra banca. La nostra strategia è molto chiara: continuiamo a fare quello che sappiamo far bene, cioè realizzare dei piani di impresa su base autonoma, visto che abbiamo già fatto le operazioni».
Il banchiere ha preso parte al dibattito insieme ad Azzone, dove è stata spiegata l'alleanza con Cariplo per ZeroNeet, progetto che mediante lo stanziamento di 30 milioni (20 dalla fondazione e 10 da Intesa) punta a collocare nel mercato del lavoro almeno 20mila giovani (sui 157mila presenti in Lombardia,
1,4 milioni in Italia) che non studiano e non hanno un impiego entro il 2030. «I giovani e il loro talento sono le nostre terre rare. Quindi riuscire a portare le persone verso il lavoro è come aver agito sulle terre rare».
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