Fortress si sfila da Popolare Vicenza

Aumento sempre più in salita. Ma il governo stringe sul «Salvabanche bis»

Massimo Restelli

L'impalcatura del «salvabanche-bis», affidata alle mani del presidente della Cariplo Giuseppe Guzzetti e dominus delle Fondazioni attraverso l'Acri, è quasi pronta ma l'impresa non sarà facile. Soprattutto dopo che ieri è emerso che Fortress si è sfilata dall'aumento da 1,5 miliardi della Popolare di Vicenza.

L'operazione rappresenta il primo (e il più delicato) banco di prova dell'atteso maxi-fondo da 6-7 miliardi voluto da Palazzo Chigi per fare da paracadute ai prossimi aumenti di capitale imposti dalla Bce alle banche e per rastrellarne le sofferenze, che con 80 miliardi di netto (200 il lordo) sono l'incubo del sistema. In coda dopo Vicenza, per cui è in corso il premarketing tra gli istituzionali, ci sono gli aumenti di Veneto Banca, Cassa di risparmio di Rimini e di Cesena e, sebbene in una posizione più solida, quello del Banco Popolare, che è funzionale al matrimonio con Bpm. In tutto 4-5 miliardi.

Popolare Vicenza ha ora in corso sondaggi con altri fondi ma l'addio di Fortress non è certo un bel segnale: la ricapitalizzazione - al momento garantita da Unicredit - dovrebbe partire lunedì 18 e concludersi dieci giorni dopo, così da permettere alla banca di quotarsi in Piazza Affari il 3-4 maggio. Il capo azienda Francesco Iorio punta a far sottoscrivere il 45% dell'importo ai soci attuali, un altro 50% agli istituzionali e il restante 5% ai piccoli azionisti. Resta però l'incognita del prezzo: nella città del Palladio si dice infatti che alla fine potrebbe scendere sotto la soglia psicologica di un euro, contro i 6,30 euro fissati per i diritto di recesso e i 48 segnati durante l'ultima gestione Zonin.

Tornando al «Salvabanche bis», se la tabella di marcia sarà rispettata domani i top banker italiani potrebbero essere riconvocati dal governo: a realizzare il paracadute sarebbero appunto i grandi istituti di credito (a partire da Unicredit, Intesa Sanpaolo e Ubi), le fondazioni per 500 milioni (come la stessa Cariplo e la Compagnia di Sanpaolo), enti di previdenza, oltre alla Cassa depositi e Prestiti (e quindi il Tesoro) con però un contributo limitato (200-300 milioni) per cercare di evitare l'ira dell'Europa per gli aiuti di Stato. Sarebbero poi stati invitati a partecipare Generali e Unipol. L'attuazione del progetto prevede una Sgr che, anche in questo caso, sarebbe messa a disposizione da Guzzetti: la «Questio» della Cariplo, previa una ricapitalizzazione. Il presidente dell'Acri resta insomma il grande architetto del sistema insieme al presidente emerito di Intesa Giovanni Bazoli.

«Le banche italiane sono in grado di risolvere le loro criticità all'interno del sistema bancario con le energie e le risorse del sistema stesso», ha provato a rasserenare ieri gli animi il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Vedremo che cosa ne pensa domani la Borsa.

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