Quella che avrebbe dovuto essere una videoconferenza decisiva tra Confindustria e il governo si è conclusa con una deludente fumata nera. Gli industriali hanno messo sul tavolo di Palazzo Chigi una lista di richieste ben precise per migliorare il decreto aprile (ormai diventato decreto maggio), ma dall'altra parte, anziché dare risposte, l'esecutivo ha preso tempo, ipnotizzando gli ospiti con una sorta di ''vi faremo sapere''.
Il braccio di ferro, come ha sottolineato l'Huffington Post, si gioca sulle misure da inserire in quel decreto che avrebbe dovuto già essere pronto ma del quale non si vede ancora l'ombra. Scendendo nel dettaglio del vertice, all'appuntamento erano assenti il premier Giuseppe Conte, per impegni istituzionali che si sono prolungati oltre il dovuto, e il neo eletto presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, non ancora formalmente in carica. Al suo posto, a rappresentare gli industriali, il direttore generale Marcella Panucci. Presenti, invece, il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri; il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, e il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli.
Proprio Gualtieri, al termine della riunione, ha lasciato su Twitter un messaggio incoraggiante: ''Continuano gli incontri con le parti sociali. Oggi videoconferenza con Confindustria, Ance, Confapi e Confprofessioni sul prossimo decreto. In modo costruttivo e collaborativo, nel rispetto dei ruoli, lavoriamo tutti insieme per far ripartire il prima possibile l'Italia". Altro che incontro ''costruttivo'' e ''collaborativo''. L'Italia, in questo modo, rischia di non partire, tra ritardi, approcci divergenti degli attori in campo e troppi malcontenti.
E così, al termine di un dibattito durato tre ore, nessun nodo è stato sciolto. Le associazioni delle imprese hanno presentato varie controproposte destinate a ribaltare la strategia del governo, il quale, dal canto suo, ha raccolto i suggerimenti senza dare cenni di assenso. Il guaio è che il decreto slitta ancora e il ritardo, adesso, inizia a farsi consistente.
Il governo prende tempo
Gli industriali non hanno alcuna intenzione di abbassare la testa. Anzi: rilanciano a gran voce le loro battaglie. Ad esempio Confindustria e Ance hanno detto no all'ipotesi di ridurre l'orario di lavoro a parità di salario. E questa è soltanto la punta dell'iceberg, perché le imprese chiedono meno tasse (alcune sospese fino a dicembre, altre abbassate), più autocertificazioni, prestiti più lunghi (quelli con la garanzia statale dovrebbero durare più di sei anni) e anticipi di liquidità.
Per capire la posizione delle industrie è utile leggere l'intervista rilasciata al Sole 24 Ore dal vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe. Innanzitutto le aziende hanno bisogno di ''indennizzi e non di prestiti''; poi la ''logica assistenziale'' dei soldi a pioggia non funziona; infine il governo non dovrebbe avere una visione ''di brevissimo periodo'' ma di vedute ben più ampie.
Le associazioni delle imprese hanno quindi chiesto al governo un nuovo incontro per avere risposte chiare, prima che il decreto passi dal Consiglio dei ministri. L'esecutivo è parso collaborativo ma ha liquidato le aziende senza offrire certezze di alcun tipo.
Emblematica a questo proposito l'analisi offerta, sempre all'Huffington Post, da uno dei partecipanti all'incontro: ''Ci hanno ascoltato, ma dobbiamo vedere che fine faranno le nostre proposte. E comunque di risposte precise non ne abbiamo ancora avute neppure sulle idee a cui stanno lavorando''.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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