Il gruppo fuori anche dall'Agi, ma resta in Confindustria

Il gruppo fuori anche dall'Agi, ma resta in Confindustria

Colpo di scena in Confindustria: Salini Impregilo lascia le associazioni di categoria, anche se non intende abbandonare Viale dell'Astronomia. Il gruppo guidato da Pietro Salini ha inviato la scorsa settimana le lettere di disdetta dall'Ance (Associazione nazionale costruttori edili) e anche dall'Agi (Associazione imprese generali), dove pure l'ad del più grande general contractor italiano era membro del consiglio direttivo. Una scelta che fonti vicine all'azienda spiegano con l'ormai incolmabile distanza tra gli interessi troppo «locali» delle associazioni e la dimensione globale del gruppo, con un fatturato generato prevalentemente all'estero. Oggi, Impregilo, ha nel nostro Paese una quota di mercato del 18%, contro l'82% rappresentato dai mercati stranieri, destinato a diventare il 90% tra tre anni: in pratica, a conclusione del piano industriale, nei conti del gigante delle costruzioni l'Italia peserà quanto oggi il Cile.

Il motivo è evidente: il nostro Paese non realizza più le grandi opere, che sono il core business di Salini Impregilo. Colpa della crisi, che ha ridotto i fondi a disposizione, delle lungaggini burocratiche, ma anche degli interminabili contenziosi giudiziari: il Ponte sullo Stretto ne è un esempio. Un dossier che, nei giorni scorsi, il campione nazionale delle costruzioni ha esortato il governo a riaprire, offrendosi di rinunciare alle penali per la mancata realizzazione del Ponte - oltre un miliardo - in cambio della ripresa dei lavori: ma finora non è arrivata nessuna risposta. Confermando nel gruppo guidato da Pietro Salini la convinzione che il problema è politico: nel Paese manca il coraggio di puntare su priorità importanti, come appunto le grandi opere, e crederci sino in fondo. D'altra parte, le associazioni di categoria hanno, per definizione, il ruolo di mediare tra gli interessi di tutti gli associati: nel caso dell'Ance, per lo più costruttori di case, estranei a una battaglia come quella per la realizzazione del Ponte. Da qui nasce la decisione di Impregilo di far da sé, ma senza sbattere porte: anzi, l'impegno sarà ora quello di trovare la modalità per restare in Confindustria, anche senza far parte delle associazioni.

Una posizione, quindi, meno drastica rispetto allo «strappo» di Sergio Marchionne (Fiat), tre anni fa: ma certamente un segnale forte.

Soprattutto alla luce delle recenti parole di Salini a proposito di un eventuale trasferimento all'estero della sede legale della società: «Non scappiamo - ha affermato - io voglio restare in Italia per avere un Paese e un futuro migliore», ma «non posso escludere nulla, perché siamo una società internazionale». Che, se necessario, potrebbe seguire l'esempio di Fiat e lasciare l'Italia.

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