Se esistono le temutissime clausole di salvaguardia lo dobbiamo a Matteo Renzi. Proprio colui che ha promosso la nascita del governo giallorosso è il responsabile dei 23 miliardi che il Conte-bis ha dovuto disinnescare.
Tutto ha inizio nel 2014 quando il pareggio di bilancio entra a far parte della nostra Costituzione e nasce così l'Ufficio parlamentare del bilancio, tenuto a sorvegliare che le dirittive di Bruxelles vengano rispettate. E, come si legge su La Verità, è nel Rapporto sulla politica di bilancio del 2019 che si ricorda che nel 2013 Enrico Letta aumentò le aliquote Iva. Renzi, l'anno seguente, decise un altro aumento dell'Iva per un totale di 120 miliari per gli anni 2016-2021 che servivano a finanziare gi 80 euro. Nel 2016 l'extragettito ottenuto da questo aumento è sarebbe stato di 13 miliardi, salito a 19 nel 2017 e sarebbe arrivato a 22 miliardi negli anni 2018-2021. Ecco, dunque, come nascono i famigerati 23 miliardi che il governo Conte ha dovuto disinnescare: dalla manovra finanziaria di Renzi e di Pier Carlo Padoan.
Nel 2015 Renzi riuscì a evitare l'aumento dell'Iva di 13 miliardi per il 2016, mentre l'anno successivo la spada di Damocle costava 19 miliardi.
Poi il governo Gentiloni scongiurò per il 2018, un ennesimo aumento da 22 miliardi ma ci vollero due manovre correttive. Il governo gialloverde, poi, impedì l'aumento per 4 miliardi, ma "i rimanenti 19 - che sono oltre l' 80% del totale - sono farina del sacco di Renzi", scrive La Verità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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