Il governo lancia un salvagente all'indotto dell'ex Ilva, affogato dalle fatture inevase di Acciaierie d'Italia (Adi) per circa 179 milioni. Un intervento pronto a diventare realtà con l'amministrazione straordinaria, non prima però del primo febbraio. Una settimana delicatissima in cui non solo l'indotto, ma l'azienda stessa, sempre più allo stremo, deve sopravvivere: al momento, secondo quanto risulta a il Giornale, risulta in funzione un solo altoforno (Afo4) a causa della mancanza di materie prime per la produzione. Ma i tempi dell'amministrazione straordinaria li impone il complesso e litigioso rapporto tra i soci Arcelor Mittal (62%) e Invitalia (38%). E, in particolare, il costate tentativo del socio privato di bloccare un commissariamento che lo escluderebbe dai giochi.
In vista del passaggio clou della prossima settimana, ieri il ministro delle Imprese Adolfo Urso (in foto) che nei giorni scorsi ha incontrato per un giro di «consultazioni» i grandi player dell'acciaio (Marcegaglia, Arvedi, Danieli, Metinvest) ha presentato col ministro del Lavoro Marina Calderone, le quattro misure pensate per sostenere le imprese dell'indotto. Nel dettaglio: la revisione delle norme per la tutela dei crediti; l'accesso agevolato al Fondo di garanzia Pmi, l'istituzione di uno specifico fondo di sostegno, nonché l'estensione in deroga della Cigs per le aziende della filiera. Tra i provvedimenti allo studio c'è la conferma della «prededucibilità dei crediti delle imprese, eliminando differenziazioni che in passato hanno generato difficoltà interpretative e applicative, provocando discriminazioni all'interno della platea«, ha spiegato Palazzo Piacentini, sottolineando che «sarà data priorità assoluta alle imprese che hanno erogato le proprie prestazioni, senza soluzione di continuità, fino al giorno della decretazione dell'amministrazione straordinaria». Nonostante questo, a Taranto resta alta la tensione. Gli autotrasportatori rimarranno in assemblea, alla portineria C dello stabilimento, «fino a quando non verranno saldati tutti i crediti e le fatture». A saltare è anche la normalità delle mense e la fornitura dei pasti caldi sia nelle sale di refezione che sui posti di lavoro. Battaglia anche sui numeri: Acciaierie d'Italia ha precisato che «l'esposizione corrente per servizi resi nel 2023 è ampiamente inferiore ai dati pubblicati dalle associazioni di categoria», dicendosi «disponibile per una verifica condivisa».
Intanto in commissione Industria al Senato è iniziato l'esame del decreto varato dal Cdm il 16 gennaio che rafforza, in caso di ricorso all'amministrazione straordinaria, le misure già presenti per tutelare la
continuità produttiva e occupazionale delle aziende in crisi. Il cronoprogramma è già definito: termine ultimo per la presentazione degli emendamenti l'8 febbraio alle 12, mentre da martedì 30 inizierà una serie di audizioni.
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