Il termine del 2035 entro cui porre fine alle emissioni non è un problema. Il problema è invece riuscire ad «allineare il ritmo e il modo» con cui arrivarci senza devastare un settore, quello dell'automotive, che rischia nei prossimi anni una tragedia sociale ed occupazionale dalle dimensioni inestimabili. Da Bruxelles, dove si è aperta l'edizione numero 101 del salone dell'auto, Jean-Philippe Imparato (foto), capo europeo di Stellantis, fa il punto sullo scontro in corso sui costi della transizione.
L'intervento arriva pochi giorni dopo la creazione da parte dei produttori di un pool per evitare le multe che scatteranno già quest'anno per chi non si adegua alle norme sulle emissioni: secondo le stime si tratta solo quest'anno di 16 miliardi. Per Stellantis c'è poi la sfida della scelta del nuovo ad dopo l'addio di Carlos Tavares. Tra candidati ci sarebbe anche Mike Manley che ha lavorato in passato a Chrysler poi assorbita da Fiat.
«Il problema per noi non è il 2035. Il problema - ha sottolineato Imparato - sono i prossimi tre o cinque anni. La fase di avvio è più importante di quella finale. L'obiettivo finale è chiaro. Se si vuole risolvere il problema delle emissioni della mobilità personale bisogna passare all'elettrico.
La questione dell'obiettivo non è un problema, ma è il ritmo, il passo, la velocità, le condizioni, i metodi che usiamo per arrivarci che devono essere allineati. E la buona notizia - ha osservato - è che vedo molte delle nostre autorità e delle parti interessate scoprire la portata della questione».
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