Industria, l'Italia arretra. Ci superano i paesi emergenti

Scavalcati da India e Brasile. Negli ultimi 12 anni un milione e 160 mila addetti hanno perso il loro posto, chiuse 120 mila imprese

Industria, l'Italia arretra. Ci superano i paesi emergenti

Brutte notizie sull'economia italiana. Il Brasile ci scavalca nella graduatoria dei maggiori paesi produttori, elaborata dal Centro studi di Confindustria, e siamo superati anche da India (sesto posto) e Corea del Sud (quinto posto). A svettare nella speciale classifica elaborata da viale dell’Astronomia è la Cina, seguita da Stati Uniti, Giappone e Germania. Dietro l’Italia troviamo la Francia, al nono posto e la Russia, al decimo. I Paesi emergenti, come sottolineato dagli economisti di Confindustria, "continuano a correre, mentre l’Italia arretra ancora".

In sei anni - si legge nel rapporto "Scenari industriali" - passiamo dal quinto all’ottavo posto della classifica. "In sè - sottolinea il Centro studi - rimane un ottimo piazzamento, se si considera il Paese è 23° per forza geografica. Ma l’arretramento va al di là della fisiologica avanzata degli emergenti, perché è stato accentuato da demeriti domestici: nel 2007-2013 la produzione è scesa del 5% medio annuo, una contrazione che non ha riscontro negli altri più grandi paesi manifatturieri". Ma quali sono le cause di questo arretramento? Calo della domanda interna, asfissia nel credito, aumento del costo del lavoro slegato dalla produtitività e redditività che ha toccato nuovi minimi.

Tra il 2000 e il 2013 la manifattura made in Italy è crollata del 25,5%, facendo perdere al paese circa 1 milione 160mila occupati e bruciando oltre 120 mila fabbriche. Un malessere profondo da cui non è comunque immune l’Europa, "fiaccata da politiche di bilancio, dal credit crunch e da un euro forte che rallenta le esportazioni verso il resto del mondo", ma che è costretta a competere con un livello della produzione dell’industria manufatturiera mondiale che nello stesso periodo cresceva del 36%.

Agire subito per uscire dalla crisi

Servono interventi tempestivi per rilanciare il manifatturiero in Italia. E' la "raccomandazione" di Confindustria. "Partire in ritardo significa perdere terreno nei confronti dei Paesi concorrenti che già si sono avviati lungo questo percorso".

Disoccupazione giovanile allarmante

Il vicepresidente di Confindustria con delega al Centro Studi, Carlo Pesenti, all’indomani dei dati Istat su occupati e disoccupati sottolinea che la disoccupazione giovanile ha raggiunto un limite inaccettabile. "Manifatturiero - ha spiegato Pesenti in occasione della presentazione del rapporto del centro studi - vuol dire anche lavoro, uno dei più grandi problemi che dobbiamo affrontare è quello del lavoro.

Il lavoro, come ha detto il presidente Squinzi nella sua relazione all’assemblea di Confindustria, deve tornare ad essere protagonista e tornare ad essere un dovere". In Italia "dobbiamo assicurare lavoro alle generazioni future perché la disoccupazione giovanile - ha concluso - ha raggiunto un limite inaccettabile".

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