Inflazione, prezzi alimentari +4,64% in 6 mesi

Il carrello della spesa si fa sempre più caro. L'Adiconsum avverte: "In sei mesi i prezzi dei beni alimentari sono aumentati del +4,64%"

Inflazione, prezzi alimentari +4,64% in 6 mesi

Il carrello della spesa si fa sempre più caro. In sei mesi i prezzi dei beni alimentari sono aumentati del +4,64%. E’ quanto rileva l’Osservatorio Prezzi prodotti alimentari di Adiconsum, sottolineando come gli aumenti riguardino beni di prima necessità quindi difficili da tagliare. “Nonostante il rallentamento del carrello della spesa rilevato dall’Istat - dichiara Pietro Giordano, Segretario Generale Adiconsum- rispetto a maggio 2011 si attesti attorno al +4,2%, i prezzi dei prodotti alimentari continuano a salire”. In particolare, in cima alla classifica degli aumenti troviamo i prodotti ittici, con un rincaro del +6,65%. Se una famiglia a novembre 2011 spendeva settimanalmente circa 32,33 euro per acquistare il pesce, adesso deve spenderne 2,15 euro in più (per un totale di 34,48 euro). Freccia in alto anche verdure ed ortaggi che segnano in sei mesi il +12,08%, pesando sul portafoglio degli italiani circa 19,86 euro a settimana contro i 17,72 di sei mesi fa. Anche la frutta non è esente da aumenti e nella spesa settimanale ora costa 1,77 euro in più. Decisamente più stabili i prezzi della carne che in questi sei mesi hanno subito un rincaro del + 0,60%. Complessivamente, se per fare la spesa settimanale a novembre 2011 spendevamo circa 134,10 euro (carne, pesce, verdure, frutta e altri prodotti) ora ce ne vogliono 140,32.

“Sono aumenti importanti quelli rilevati dall’Osservatorio Adiconsum – prosegue Giordano – perché si tratta di aumenti che riguardano beni di prima necessità che le famiglie hanno difficoltà a tagliare.

 Chiediamo pertanto alla Grande distribuzione organizzata, a Confcommercio e a Confesercenti iniziative da concordare con le Associazioni Consumatori per ridurre tali aumenti e di siglare un Avviso Comune per non far scattare l’aumento dell’Iva dal 10 al 12% e dal 21 al 23%. Solo così si può offrire un sostegno concreto alle famiglie alle prese con la crisi, che ha decurtato ulteriormente le entrate, in particolare dei lavoratori dipendenti e dei pensionati”.

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