Intesa Sanpaolo annuncia una pioggia di dividendi in arrivo entro fine anno, 3,3 miliardi in tutto, e per il futuro spinge su gestioni patrimoniali e ambito assicurativo. Game over per quanto riguarda l'M&A italiano, mentre all'estero potrebbero essere prese in considerazione private bank e piccole boutique nel gestito. Lo ha dichiarato l'ad Carlo Messina nel corso della presentazione alla stampa di una semestrale superiore alle stime di consenso, per poi aggiungere: «Abbiamo saputo cogliere il momento migliore scegliendo Ubi, la migliore banca sul mercato al di là di Intesa. Quanto a Mps, da parte nostra l'operazione non troverà alcun tipo di ostruzione qualunque sia l'acquirente, anche se credo che Unicredit sia la sola ad avere le spalle abbastanza larghe da poterlo fare. Al manager non è sfuggita l'occasione di togliersi un sassolino nella scarpa, considerando che un anno fa Unicredit, sotto la guida di Jean Pierre Muster, aveva chiesto all'Antitrust di essere ascoltata in merito all'opas di Intesa su Ubi. Credo che sia una manifestazione di debolezza assoluta ostacolare operazioni realizzate da competitor sul mercato, soprattutto se non si è coinvolti direttamente.
La Ca' de Sass ha chiuso il semestre con un utile netto di 3,02 miliardi in crescita del 17,8% rispetto al 2020 e 10,67 miliardi di proventi operativi (+1,7%) che hanno beneficiato dei 4,68 miliardi di commissioni (+13,2%), trainate, tra l'altro, dallo sprint legato ai risultati dell'intermediazione e al collocamento dei titoli (+58,9%), e dei 3,94 miliardi di interessi (-3,2%). L'indice di patrimonializzazione pro forma si è attestato Cet1 al 15,7 per cento. Sulla base dei risultati ottenuti, la banca ha poi rivisto al rialzo le stime di utile per fine anno attendendosi un minimo di 4 miliardi dal minimo di 3,5 miliardi previsto con la trimestrale. Una prospettiva comunque prudenziale che riteniamo di poter agevolmente superare ha commentato Messina, prevedendo poi per il 2022 un risultato netto di almeno cinque miliardi grazie alle sinergie con Ubi, alla riduzione dei costi e alla crescita degli utili.
Con la semestrale, Intesa ha inoltre confermato la distribuzione di 1,935 miliardi in dividendi (pari a 9,96 centesimi per azione) il prossimo 20 ottobre, portando così al 75% il payout (la quota di utile destinata agli azionista) sul 2020. Non solo. Il cda ha definito l'acconto sul dividendo 2021, da pagarsi il 24 novembre, a 7,21 centesimi per azione (1,4 miliardi in tutto), confermando il payout sull'anno in corso al 70 per cento. Solo considerando le cedole in arrivo nelle prossime settimane il titolo, ai prezzi di ieri (Intesa ha chiuso la seduta a 2,34 euro in rialzo dello 0,58%), rende il oltre sette punti percentuali. Per noi la retribuzione degli azionisti rimane prioritaria: dal 2014 ad oggi abbiamo distribuito 15 miliardi di cedole di cui 3 alle Fondazioni azioniste permettendo loro di proseguire a supporto dei progetti nel terzo settore e nel sociale.
Per maggiori dettagli l'ad rinvia al piano quadriennale che sarà presentato il prossimo febbraio e si concentrerà sull'innovazione digitale, sui temi Esg,
sull'accelerazione della redditività, sulla riduzione del costo del rischio (oggi a 43 centesimi di punto) attraverso il miglioramento della qualità del credito oltre che nella crescita nel wealth management e protection.
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