La sfiducia in Italia si sta allargando. Per le imprese si registra il settimo calo consecutivo: a gennaio cede mezzo punto e scende a quota 99,2. Un livello più basso di questo risale ad agosto 2016. Ormai più di 8 imprese su 10 (85%) dichiarano di non avere fiducia nel futuro. E questa grande incertezza ovviamente blocca gli investimenti. Al secondo posto nel far tirare il freno a mano agli investimenti c'è la regolamentazione del mercato del lavoro. Tutto questo emerge da un'analisi di Uecoop, l'Unione europea delle cooperative, sulla base del Report 2018/2019 della Banca europea degli investimenti (Bei) in relazione agli ultimi dati Istat che a febbraio rilevano una flessione dell'indice di fiducia dell'indice composito delle imprese da 99,1 a 98,3 ai minimi da quattro anni, partire da febbraio 2015. Cresce, invece, l’indice di fiducia dei consumatori, che passa da 113,2 a 114,0.
"Il calo della fiducia delle aziende - rileva Uecoop - è iniziato a luglio dello scorso anno e non si è ancora arrestato legandosi alla generale frenata dell'economia italiana che da fine 2018 si sta trascinando anche nel 2019 con conseguenze sugli investimenti delle aziende. L'Italia - sottolinea Uecoop - è fra i primi cinque Paesi europei, insieme a Lettonia, Grecia, Cipro e Portogallo dove le incognite sul futuro frenano di più l'impiego di nuove risorse". "Fra gli altri problemi del fare impresa nel Belpaese ci sono: le leggi sul lavoro (76%), tasse e norme amministrative e commerciali (68%) e i costi dell'energia (66%) e la presenza di personale qualificato (66%). Rilevazioni che si accompagnano - evidenzia Uecoop - al calo della fiducia delle imprese con il Pil che nell'ultimo trimestre del 2018 ha registrato una contrazione dello 0,2% facendo entrare ufficialmente il Paese in recessione tecnica.
"Il cedimento della fiducia di famiglie e imprese è ormai incontrovertibile - sottolinea Confcommercio - anche se gli effetti su investimenti e consumi si avvertiranno di più solo nei prossimi mesi". Osserva poi che "al di là delle oscillazioni puntuali che risentono di effetti accidentali sulle percezioni, il quadro di medio periodo del sentiment appare negativamente orientato a partire dalla scorsa estate per le imprese e dall'autunno per i consumatori. In particolare - aggiunge l'associazione - l'isolata tenuta della fiducia degli imprenditori del settore del commercio deve essere attribuita all'effetto positivo del turismo, unico comparto in miglioramento. L'impressione è che in tutte le restanti aree di attività il peggioramento delle prospettive sia netto e diffuso. Tutto ciò conferma la previsione di un difficile inizio del 2019". "Quando, prima o poi, verranno al pettine i nodi di finanza pubblica intrecciati con il peggioramento di Pil rispetto alle previsioni ufficiali, sarà complicato evitare dolorosi aggiustamenti di rotta, alla luce anche delle rafforzate clausole di salvaguardia sull'Iva previste per il prossimo gennaio".
"Il calo della fiducia dei consumatori è un pessimo segnale che rischia di avere ripercussioni dirette sui consumi delle famiglie dei prossimi mesi", afferma il Codacons. "Dopo i dati sul commercio, sull'industria e sulle vendite, anche l'indicatore della fiducia segna un vero e proprio tracollo, raggiungendo i valori più bassi da 18 mesi. Per quanto riguarda le famiglie - spiega il presidente Carlo Rienzi - si registrano aspettative negative per tutte le componenti, dal clima personale a quello economico, e crolla sia la propensione al risparmio, sia quella relativa all'acquisto di beni durevoli".
"Numeri che avranno ripercussioni pesanti sui consumi, perché in assenza di fiducia e di ottimismo - ha concluso Rienzi - le famiglie saranno portate a rimandare gli acquisti con effetti a catena sull'economia italiana il governo deve correre ai ripari contro questa fase di vera e propria recessione dove tutti gli indicatori economici registrano preoccupanti segnali negativi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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