Se Camusso e Landini fanno il tifo contro

Susanna Camusso e il leader della Fiom, Maurizio Landini, hanno fatto la loro discussione in vecchio sindacalese

Se Camusso e Landini fanno il tifo contro

Mentre al congresso della Cgil, a Rimini, la riconfermata Susanna Camusso e il leader della Fiom, Maurizio Landini, hanno fatto la loro discussione in vecchio sindacalese, Sergio Marchionne, a Detroit, ha presentato un piano di investimenti di Fiat Chrysler Automobiles per 55 miliardi, di cui una decina destinati all'Italia, con il rilancio di Alfa Romeo che dovrebbe arrivare a 400mila auto annue. E ciò mentre Maserati vede le vendite in costante aumento, tanto che a Grugliasco, nel Torinese, è in vista il terzo turno con 800 nuovi addetti. Il confronto tra Camusso e Landini (a Rimini) e Marchionne (a Detroit) mostra due opposte foto dell'Italia. Da un lato, come la concepiscono gli ex comunisti della Cgil, che controllano la parte maggiore dell'apparato del Pd; dall'altro, come concepiscono il Paese il vertice di Fiat Chrysler Automobiles e i lavoratori di Pomigliano d'Arco e delle altre fabbriche italiane del gruppo, che hanno votato a maggioranza per il contratto di lavoro flessibile, orientato alla produttività. Ora, confidando su questa collaborazione, Marchionne dice che nessuno sarà licenziato, che la cassa integrazione cesserà e ci sarà il rilancio. Camusso, da parte sua, è a favore della concertazione e del sistema degli accordi nazionali tra sindacato, Confindustria e governo. La concertazione e i suoi surrogati piacciono anche ai burocrati che controllano il Pd, perché consentono di accordarsi con le grandi imprese e con un po' di finanza, a spese di chi non ha un posto a quel tavolo. Landini è invece a favore del sindacato di lotta, che contesta l'azienda sul luogo di lavoro, secondo dottrine a sfondo anticapitalista, tipo anni '20, riverniciate di nuovo. Ma entrambi fanno parte di un apparato che gestisce le tessere sindacali mediante trattenute sulla busta paga, come i contributi sociali. E il loro sindacato incassa molti quattrini con i Centri di assistenza fiscale e pensionistica. Insomma, un piede fuori dal sistema e l'altro dentro. Ma loro, che sono dentro il sistema, quando si discute di fisco, di assunzioni nel pubblico impiego o del contratto a termine, non trovano il tempo per occuparsi del piano di Fca. Alla conferenza di Marchionne c'erano anche i sindacalisti americani, quelli del Brasile e diversi italiani, ma non quelli della Cgil. Questo sindacato dà quasi l'impressione che vorrebbe che Fiat lasciasse l'Italia, per togliersi l'impiccio della sfida dei contratti aziendali. Là c'è la cooperazione, che Camusso rimpiange a livello nazionale. Ma essa è tra la dirigenza aziendale e le rappresentanze dei lavoratori, che hanno approvato il contratto e partecipano alla sua interpretazione.

Ciò che accadrà a Cassino, Mirafiori, Grugliasco, Modena, ma anche a Pomigliano e Melfi, non sembra interessi a Camusso, che vorrebbe occuparsi invece di ciò che avviene a Palazzo Madama e a Montecitorio; ma tace anche Landini che è stato sconfitto in tutte le aziende Fiat. E così si dà all'Italia, in particolare al Centro-sud, l'immagine di Jenny a' Carogna, e non quella rinnovata di una nuova Fiat, portabandiera dal made in Italy.

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