L'economia europea torna a crescere, Italia fanalino di coda

La Commissione europea rivede al rialzo le stime della crescita italiana, ma il nostro Paese resta ultimo d'Europa. Timidi segnali di miglioramento, ma restano grossi problemi da risolvere

L'economia europea torna a crescere, Italia fanalino di coda

L'economia torna a crescere in Europa. Lo stesso vale per l'Italia, anche se noi restiamo il fanalino di coda. La nostra crescita, infatti, è la più piccola di tutti gli altri Paesi. I dati sono snocciolati dal commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, che presenta le previsioni economiche d’autunno della Commissione europea: "Dalla scorsa primavera abbiamo assistito a una forte accelerazione della crescita sia nell’Ue sia nell’area euro". Per la zona euro e l’Ue, spiega Moscovici, "è il più alto tasso di crescita in 10 anni".

L'Italia è ultima, come dicevamo, nel 2017, 2018 e 2019. La previsione autunnale di Bruxelles colloca il pil italiano al +1,5% nel 2017 (rivisto al rialzo rispetto al precedente +0,9%) e al +1,3% nel 2018 (dal precedente +1,3%), allineandosi così alle stime del def del governo italiano su quest'anno.

Chi fa meglio di noi? La risposta è sin troppo facile (e drammatica): tutti. La crescita di Grecia e Francia si colloca all'1,6%, quella del Belgio all'1,7%. Meglio la Germania, al2,2%, la Spagna al 3,1%. Per il prossimo anno la nostra crescita si dovrebbe attestare all'1,3%, preceduta dalla Francia all'1,7%, Belgio all'1,8%. Germania al 2,1%, Spagna al 2,5%, Grecia al 2,5%. A farci compagnia come fanalino di coda è il Regno Unito, che pure si porta dietro gli effetti derivanti da Brexit: crescita prevista dell'1,5% e dell'1,3% nel 2017 e 2018.

La Commissione sottolinea il rafforzamento della ripresa italiana nel breve termine, grazie soprattutto alla domanda interna e all'export. Restano però alcuni punti deboli: in primis il lavoro e il debito pubblico.

Bruxelles si aspetta nuove misuire dal governo. Anche se il tasso di disoccupazione dovrebbe restare sopra il 10% almeno fino alla fine del decennio. Sul debito pubblico, invece, nel 2017 si attesterà al 132,1% del Pil, nel 2018 al 130,8% e nel 2019 al 130%.

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