![Se la banca non sa ascoltare](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/01/13/1736753704-eduardo-soares-utwypb8-fu8-unsplash.jpg?_=1736753704)
Decisori politici e sistema finanziario di un Paese serio devono dimostrare con i fatti di saper ascoltare le imprese, vero motore dell'economia reale. E saperle ascoltare per comprenderne il valore è stato un tratto caratteristico del pensiero del professor Luigi Guatri, rettore e presidente emerito dell'Università Bocconi, venuto a mancare qualche giorno fa. In più di un ricordo letto si è evidenziata questa sua virtuosa insistenza. Che trovo di strettissima attualità. Proprio perché sul terreno dell'ascolto assai di rado le imprese hanno potuto fare esperienza dell'attenzione. Tranne, ovviamente, i «soliti noti», ma questo è un film già visto. Politica e banche nei confronti delle realtà imprenditoriali «grandi» (magari solo sulla carta) non hanno lesinato puntuali favori. Cioè privilegi.
Invece, saper ascoltare le imprese vuol dire altro, non certo elargizioni di favori. Penso al sistema creditizio. Nel mese di dicembre i prestiti a imprese e famiglie sono scesi di un altro 1%. Il che suona un po' stonato se pensiamo che il 2024 è stato per le banche italiane un anno assai proficuo: profitti e cedole vieppiù crescenti. Eppure a tali performance non sempre ha fatto seguito una strategia dell'attenzione verso l'economia reale. Dimostrando la scarsissima capacità del settore di saper ascoltare le esigenze delle imprese, quelle normali, quelle che non giocano di sponda. Non credo che sia solo il quadro macroeconomico alla base di quel fastidioso segno meno. La storia purtroppo è nota.
Anche quando il sistema degli istituti di credito viaggia a gonfie vele, non è che l'attività dei prestiti ne ha risentito positivamente. Il rapporto rimane complicato. Sul filo del rasoio. Parafrasando una celebre canzone del grande Enzo Iannacci, per ascoltare le imprese ci vuole orecchio.www.pompeolocatelli. It
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