Wall Street record da 20 anni: il boom dell'America di Trump

Wall Street è inarrestabile e continua a macinare un record dietro l'altro: mai così bene negli ultimi 20 anni

Wall Street record da 20 anni: il boom dell'America di Trump

Negli Stati Uniti di Donald Trump le borse sono tornate a volare come non facevano da tempo immemore.

Wall Street è inarrestabile e continua a macinare un record dietro l'altro. Ieri l'indice Down Jones ha chiuso guadagnando lo 0,34% a 28.551,53 punti mentre lo S&P 500 è salito dello 0,09% toccando quota 3.224,01. Il tecnologico Nasdaq, invece, è avanzzato dello 0,23% a 8.945,65 punti. Basti pensare, puntualizzano economisti e analisti vari, che una situazione del genere non si verificava da 20 anni. Altri tempi, altri presidenti, altri Stati Uniti.

Oggi Washington si gode il momento d'oro ed è galvanizzata da una serie di eventi. Al primo posto c'è l'ottimismo sull'accordo commerciale con la Cina, quindi troviamo il cambio della guardia al vertice di Boeing e, più in generale, l'atteggiamento di Trump, propenso. Già, perché pochi giorni fa è bastato un tweet del presidente, a quanto pare davvero desideroso di trovare un'intesa con Pechino, per far schizzare alle stelle il valore delle Borse.

Il momento d'oro degli Stati Uniti

Tornando ai numeri, per il Dow e lo S&P 500 quello odierno è stato il terzo record consecutivo; per il Nasdaq dell'ottavo massimo. Nel caso in cui lo scenario dovesse mantenersi così favorevole fino al prossimo 31 dicembre, e qualora durante le festività natalizie cadessero dal cielo anche solo un paio di punti percentuali, il 2019 entrerebbe nella storia come il più redditizio degli ultimi 22 anni.

Scendendo ancor più nel dettaglio, lo S&P ha guadagnato il 28% dall'inizio dell'anno ed è a un passo dal record ottenuto nel 2013, quando riuscì a registrare un balzo del +29,6%. Se lo superasse, raggiungerebbe il massimo dal 1997, quando lo S&P avanzà addirittura del 31%. Per quanto riguarda Dow Jones, il guadagno dall'inizio del 2019 a oggi è stato del 22% mentre quello di Nasdaq ha toccato il tetto del 35%.

La strade sembra in discesa, anche perché ieri la Cina ha annunciato un taglio delle tariffe su oltre 850 prodotti americani. Merito di Trump, che nel weekend aveva sottolineato come la firma sulla "fase 1" dell'accordo commerciale con Pechino fosse “molto vicina”. Tra i fattori di traino, inoltre, bisogna considerare anche l'accomodante politica monetaria della Federal Reserve.

Capitolo Boeing: ieri le azioni del colosso americano dell'aerospazio sono schizzate del 2,9% dopo l'annuncio dell'uscita di scena dell'amministratore delegato Dennis Muilenburg. Adesso l'obiettivo dell'azienda è quello di ripristinare la fiducia dei clienti dopo gli ultimi, tragici, incidenti che hanno coinvolto i 737 Max messi a terra in tutto il mondo.

In conclusione vale la

pena fare un'annotazione sul volume degli scambi nella seduta per le festività natalizie. Ebbene, i titoli passati di mano a Wall Street sono stati circa 5,9 miliardi, contro i 7,2 miliardi in media nelle ultime 20 sessioni.

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