Eccola, la nuova Ita, autorizzata ieri dalla Commissione europea. Vietato chiamarla Alitalia, perché si tratta di una realtà in assoluta discontinuità con il passato, come richiesto da Bruxelles; ma c'è la via d'uscita: il marchio Alitalia, che Ita considera «elemento imprescindibile» per la realizzazione del piano industriale, andrà all'asta e a quel punto, se Ita se lo aggiudicherà (come tutti pensano) la nuova compagnia potrà chiamarsi Alitalia a pieno titolo. Ieri il cda di Ita presidente Alfredo Altavilla, ad Fabio Lazzerini ha approvato il business plan 2021-2025. La vendita dei biglietti comincerà il 15 agosto, l'attività operativa il 15 ottobre. Contemporaneamente cesseranno i voli della compagnia in amministrazione straordinaria, e i biglietti già acquistati oltre quella data non potranno essere trasferiti alla nuova realtà, ma saranno rimborsati: questo è stato uno degli ultimi scogli nella trattativa che ha visto impegnato il governo italiano e Bruxelles.
Interessante è capire perché Ita nasce e che cosa si prefigge: da nuova compagnia pubblica di bandiera «vuole contribuire in maniera strategica al rafforzamento del tessuto economico nazionale assumendo un ruolo di moltiplicatore per l'economia italiana attraverso creazione di ricchezza per il Paese e sviluppo di sinergie». Sarà una compagnia, per quanto medio-piccola, con lo scopo specifico di tenere in contatto l'Italia e il mondo in maniera efficiente, rivolta al traffico leisure e business, confrontandosi sulla qualità con l'offerta low cost. Vuol anche essere va detto un punto d'orgoglio nazionale: che effetto avrebbe fatto, poniamo, veder rientrare da Londra i campioni d'Europa con l'aereo di una compagnia diversa da Alitalia?
Ita potrà acquisire le attività di volo della bad company attraverso una negoziazione diretta; non così sarà per il marchio, che andrà a gara pubblica. Al brand, ricordiamolo, è attribuito un valore di 150 milioni e ci si chiede se all'asta potrà esserci qualche altro pretendente, magari con finalità di disturbo. Sui tempi dell'assegnazione, Ita auspica che il 15 ottobre la livrea possa già essere quella di Alitalia. Andranno all'asta anche i servizi di terra e le manutenzioni: Ita potrà partecipare per i primi con l'intento di esserne l'azionista di maggioranza, per la seconda come socio di minoranza. Compromesso raggiunto sul portafoglio di slot, tema spinoso soprattutto a Linate, aeroporto contingentato: qui Ita manterrà l'85% delle finestre orarie oggi detenute da Alitalia, e resterà quindi il maggior operatore sullo scalo milanese. Addio invece alle Millemiglia: Ita si farà in casa un nuovo programma di fidelizzazione. Quanto alla dotazione finanziaria, a breve sarà varato un aumento di capitale da 700 milioni, in prospettiva l'investimento governativo potrà arrivare a 3 miliardi. Le previsioni economiche non vengono dettagliate: nel 2025 il fatturato sarà di 3.329 milioni (209 di ebit), con pareggio operativo a fine 2023.
La flotta iniziale sarà di 52 aerei, di cui 7 per il lungo raggio; la crescita porterà a fine piano a 105 aerei (numero ante-Covid), con un aumento più che proporzionale di aerei per i voli intercontinentali. Ita avrà un unico partner strategico, e i colloqui continuano su due fronti, Lufthansa e Air France-Delta. Il primo anno Ita servirà 45 destinazioni con 62 rotte (74/89 nel 2025).
Il personale per le attività di volo sarà inizialmente di 2.750-2.950 unità, fino a 5.700 a fine piano, tutti con contratto nuovo. Critici i sindacati, che si sono sentiti scavalcati e che respingono l'impostazione del piano giudicata «uno spezzatino».
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