Manca ancora un po’ di tempo ma è meglio prepararsi, anche per poter usufruire dell’incentivo di 50 euro stanziato dal governo. Di cosa stiamo parlando? Del cambio del segnale di ricezione dei canali della tv, con il passaggio entro il 2022 dall’attuale digitale terrestre Dvb T a un nuovo standard, il Dvb T2.
Una vera e propria rivoluzione che, però, comporterà una spesa per gli italiani che saranno costretti a cambiare gli apparecchi oggi in loro possesso, anche se funzionanti. Già a partire da dicembre il bonus tv permetterà almeno di risparmiare qualcosina. Si calcola che circa 18 milioni di famiglie italiane si ritroveranno così a sostituire i propri televisori. Secondo Remedia, consorzio che gestisce i cosiddetti Raee, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, saranno circa 10 milioni gli apparecchi obsoleti che saranno generati secondo un preciso calendario che scandisce il passaggio di trasmissione digitale.
Bisogna precisare che non tutte le televisioni sono da cambiare: si può verificare la compatibilità del proprio dispositivo alla nuova tecnologia, controllando che la scheda tecnica di tv o decoder abbia il bollino DvbT2. Inoltre, se il prodotto è stato acquistato dal 1 gennaio 2017, è sicuramente già compatibile con il nuovo digitale terrestre.
Avranno diritto al bonus tv, che partirà dal 18 dicembre, tutte le persone residenti in Italia. I cittadini dovranno presentare ai venditori un'apposita richiesta con dichiarazione sostitutiva di atto notoria e allegarvi un documento d'identità. Bisognerà documentare, in altre parole, di non avere Isee familiare superiore a 20 mila euro e che nessun altro membro della famiglia abbia già usufruito del contributo.
Il venditore, una volta entrato in possesso dei dati dell'acquirente, utilizzerà il servizio telematico presente sul sito dell'Agenzia delle entrate per trasmettere al Mise una serie di informazioni: dal codice fiscale al documento dell'utente, dall'apparecchio al prezzo finale passando per l'ammontare dello sconto. L'Agenzia verificherà l'idoneità del procedimento e la disponibilità delle risorse, comunicando in un secondo momento al venditore la disponibilità dello sconto. I venditori recupereranno gli sconti mediante un credito d'imposta utilizzabile solo e soltanto in compensazione presentando il modello F24 online. Sarà compito dell'Agenzia istituire il codice tributo per la fruizione del citato credito d'imposta.
Il cambio degli apparecchi aggraverà il problema della “spazzatura tecnologica” in Italia. Nel nostro Paese, se i “Raee” venissero smaltiti correttamente e poi riciclati ci sarebbe un bel vantaggio sia per l’ambiente, perché si inquinerebbe di meno, sia per le tasche dei cittadini.
Sono alcuni calcoli di Remedia, gli italiani risparmierebbero quasi 130 milioni di euro in un anno. Questo perché da apparecchiature rotti o non più utilizzati come smartphone, laptop, televisori e asciugacapelli si possono ricavare” importanti materie prime seconde”, come ha sottolineato Danilo Bonato, direttore generale di Remedia.
Basti pensare che un comune cellulare è realizzato da oltre 40 componenti riciclabili. I rifiuti di questo genere crescono a livello mondiale del 3-4% all’anno, quasi 3 volte più dei rifiuti normali, e ogni italiano ne produce in media ogni anno 13 kg. Oggi, in Italia, circa ventimila tonnellate di scarti hi-tech non raggiungono gli impianti di smaltimento. I motivi sono principalmente due: o perché vengono rubate o seguono percorsi illegali. Inevitabilmente, con il cambio delle tv si creeranno altri rifiuti elettronici, un po’ come accadde tra il 2008 e il 2009 quando ci fu il passaggio dall’analogico al digitale.
Da una sola tv si può recuperare l’89% di materiali che, se riciclati correttamente, possono dar vita a nuove materie prime seconde, da riutilizzare nei cicli produttivi. Fra le principali frazioni ricavate si ottengono rame, ferro, alluminio, vetro, plastica ma anche oro e argento.
A preoccupare sono le parti più dannose degli apparecchi che potrebbero provocare danni all’ambiente e alla salute dei cittadini. Ma Bonato tranquillizza. “Esiste un sistema in grado di metterli in sicurezza e rendere innocue sostanze pericolose come le lampade di retro illuminazione degli schermi lcd, che contengono mercurio, o le plastiche con ritardanti di fiamma”.
“Questi materiali vengono portati ai nostri centri di trattamento per essere messi in sicurezza e trasformare il problema del rifiuto in opportunità - ha commentato Bibiana Ferrari, amministratore delegato di Relight - Tra le nostre aziende, Relight è quella più incline all’innovazione. Per esempio, abbiamo realizzato un impianto di recupero di pannelli fotovoltaici figlio di un progetto sviluppato con l’Università di Padova, Cea e altri partner. Gli apparecchi che usiamo continuano a cambiare, quindi chi si occupa di “chiuderne” la catena di vita deve stare al passo con la tecnologia”.
Ma queste aziende non possono svolgere il lavoro da sole. È necessaria, infatti, una collaborazione dei cittadini e dei negozianti.
“Esiste una norma che regola lo smaltimento – ha concluso Bonato - non solo i rivenditori sono obbligati a effettuare il ritiro gratuito dei Raee quando si acquista un’apparecchiatura equivalente”. Ma c’è di più. Il direttore generale di Remedia ricorda che i rivenditori con negozi grandi più di 400 metri quadrati devono ritirare gratis piccoli Raee anche quando il consumatore non compra nulla.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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