"Obbligo del Pos incostituzionale". L'affondo dell'esperto

Il docente Ranieri Razzante spiega che l'attuazione di tale imposizione viola chiaramente gli articoli 41 e 3 della Carta costituzionale

"Obbligo del Pos incostituzionale". L'affondo dell'esperto

Obbligare esercenti e professionisti a dotarsi di Pos rappresenta una chiara ed evidente illegittimità costituzionale, e si viene a configurare come un ulteriore elemento in grado di minare "un'economia già fiaccata da pandemie e guerre". Non usa giri di parole per descrivere la situazione in essere Ranieri Razzante, docente di Legislazione antiriciclaggio dell'Università di Bologna oltre che noto esperto di Diritto dell'Economia, durante un'intervista concessa all'AdnKronos.

Violazione della Costituzione

L'obbligo del Pos, spiega l'esperto, altro non è che "una chiara violazione dell'articolo 41 della Costituzione e dell'articolo 3 della nostra carta". Un allarme che Razzante rivela di aver lanciato già anni fa, senza considerare il fatto che anche la stessa Banca Centrale Europea ha diffidato in più di un'occasione il nostro Paese ad adottare una soluzione del genere."Non è pensabile che vari governi ancora non si siano resi conto, nonostante i richiami che l'Italia ha ricevuto dalla Bce, che obbligare all'utilizzo delle carte di credito al posto della moneta ufficiale falsa la concorrenza", precisa l'esperto, "e soprattutto costituisce un grave vulnus all'inclusione sociale delle fasce deboli e non acculturate della popolazione".

Il fallimento del Cashback è sotto gli occhi di tutti, precisa il docente, anche stando ai "risultati pubblicati dallo stesso ministero", ma non si tratta del problema al momento più grave. "Gli accertamenti fiscali a pioggia stanno fiaccando imprese e commercialisti", affonda Razzante, "che devono preoccuparsi di come far quadrare i conti e invece sono costretti a seguire i capricci di un'agenzia delle Entrate sempre più preda della burocrazia e di pregiudizi ideologici".

Misura impossibile da attuare

Oltre che essere incostituzionale, l'imposizione del Pos non si può "nemmeno attuare concretamente, in quanto sono impossibili i controlli e, soprattutto, le sanzioni sono ricorribili facilmente". L'unico modo di contrastare l'evasione fiscale, aggiunge il docente, è il cosiddetto 'fisco amico', il quale, tuttavia, "non arriva mai".

Sacrosante, secondo l'esperto, le proteste degli esercenti per quanto concerne le "commissioni per i pagamenti con carte che sono tra le più alte al mondo, mentre l'Italia accumula debito pubblico ed evasione fiscale nonostante questi provvedimenti che non generano gettito".

Posto il fatto che la moneta ufficiale per gli scambi è al momento l'Euro, spiega ancora una volta Razzante, tutti "gli altri strumenti di pagamento sono valide ed utili alternative". Le uniche limitazioni previste dalla normativa comunitaria sono quelle relative all'uso del contante, che procedono di pari passo con le leggi antiriciclaggio.

"In questo periodo storico", dichiara in conclusione il docente,"non possiamo permetterci ulteriori lacci a un'economia già fiaccata da pandemie e guerre certamente non volute. La politica concorda sulla riduzione del cuneo fiscale, allora si muova!".

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