Ocse: "Reddito di cittadinanza troppo elevato rispetto ai salari"

Per l'organizzazione internazionale si deve prestare attenzione anche ai livelli di occupazione a causa dell'automazione

Ocse: "Reddito di cittadinanza troppo elevato rispetto ai salari"

Il sussidio previsto dal reddito di cittadinanza "è elevato rispetto ai redditi mediani" e, pertanto, occorre monitorare "per assicurare che i beneficiari siano accompagnati verso il lavoro".

Oggi è stato pubblicato l’Employment Outlook, che si è soffermato sul reddito di cittadinanza definendo la posizione dell’Ocse rispetto al reddito di cittadinanza. Secondo l'organizzazione internazione "la misura rappresenta un trasferimento di risorse importante" verso i soggetti meno abbienti, ma andrà monitorata perché il livello è molto alto "rispetto ai salari italiani, soprattutto in certe aree del Paese e il suo design, il modo in cui è stato immaginato, non è purtroppo adeguato alla sfida”. L'Ocse, pertanto, esprime un giudizio positivo sull’idea del reddito, ma ci sono molte cosa da rivedere. Secondo Andrea Garnero (economista del dipartimento Lavoro dell’Ocse), la sua struttura tende a favorire i single e non le famiglie e presenta delle criticità rispetto alle politiche attive per il lavoro e la transizione verso la ricerca di un'occupazione che "non è stata adeguatamente riflettuta e disegnata".

La misura, voluta dal governo Conte, difatti, si colloca in una fase economica di stallo del nostro Paese, che andrebbe affrontata con riforme strutturali; ad esempio l'Italia è l’unico Paese Ocse con una crescita negativa dei livelli reddituali dal 2000 in poi. Inoltre i posti di lavoro temporanei sono cresciuti nell’ultimo decennio e sono arrivati al 15,4%, una media superiore rispetto a quella dell’area Ocse ferma all' 11,2%. In Italia “manca di personale qualificato e di strumenti informatici e di risorse adeguate e, per queste ragioni, la qualità dei servizi è bassa e varia notevolmente attraverso il paese. Oltre ad ulteriori risorse, occorre migliorare il coordinamento tra le autorità centrali e quelle regionali responsabili dell'implementazione delle politiche attive, anche attraverso linee guida comuni per un miglioramento dei servizi per l'impiego''.

Inoltre c’è il rischio della perdita di lavoro dovuta all’automazione: la media italiana dei posti a rischio è del 15,2% contro il 14% dell’area; inoltre un altro 35,5% di posti potrebbe mutare radicalmente, nei prossimi anni,

nei modi in cui vengono svolti proprio a causa dei processi di automazione. Infine c’è la quota dei lavoratori sottoccupati che in Italia risulta ai massimi tra i Paesi Ocse, attestandosi all’ 12% contro una media del 6%.

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