I pensionati ormai sono entrati ufficialmente nel mirino del governo. L'esecutivo si muoverà su due fronti: il primo riguarda gli assegni alti con i tagli annunciati da Di Maio, il secondo fronte invece riguarda il blocco delle rivalutazioni a partire da gennaio 2019. Gli assegni alti e quelli di fascia media dunque subiranno penalizzazioni. Facciamo un po' di chiarezza su tutti e due i fronti. Per quanto riguarda le sforbiciate agli assegni d'oro molto probabilmente verranno penalizzati gli assegni che superano i 5000 euro e dunque la soglia di intervento verrà innalzata a 100mila euro lordi all'anno. Si tratta di un vero e proprio prelievo di "solidarietà" sull'assegno che di fatto servirà, secondo il piano pentastellato, ad innalzare gli assegni minimi a 780 euro. Ma le note dolenti invece arrivano per gli assegni sulle pensioni che superano anche i 1530 euro al mese.
Chi percepisce un rateo che supera questa soglia di fatto subirà una sforbciata sulle rivalutazioni. Il piano del governo infatti prevede una rivalutazione piena da gennaio solo per gli assegni che arrivano ad un massimo di 1530 euro. La perequazione di fatto si fermerebbe al 95% sulla quota di pensione compresa tra 3 e 4 volte il trattamento minimo Inps; al 80% sulla quota compresa tra 4 e 5 volte; 60% tra 5 e 6 volte; 50% sopra 6 volte il minimo. Un intervento che di fatto fa ripartire solo a metà il meccanismo per l'adeguamento degli assegni al costo della vita.
Il blocco risale alla legge Fornero, poi portato avanti anche dal governo Letta. Da gennaio la leva viene nuovamente messa in moto ma solo fino alla fascia intermedia per gli assegni. Ancora una volta milioni di pensionati rischiano di dover rinunciare all'adeguamento...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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