Il pareggio di bilancio per gli enti locali è un obbligo introdotto con la Legge 243 del 2012 ma si limita a circoscrive l’ambito dell’autosufficienza di regioni, province e città (anche metropolitane) le quali devono fare fronte alle spese correnti con le proprie finanze.
Tuttavia, laddove i bilanci presentino saldi positivi, gli enti locali possono contrarre debiti per finanziare, per esempio, opere pubbliche. Questo dà vita a due diverse voci nel conto economico, quella relativa al rimborso del prestito e quella che riguarda gli interessi passivi che il debito genera.
Entrambe voci a cui gli enti locali devono fare fronte ricorrendo alle entrate di esercizio e, tra queste, le imposte e le tasse di competenza versate dalle persone fisiche e da quelle giuridiche.
La situazione nelle città sopra i 200 mila abitanti
Limitandoci alle grandi città, la spesa maggiore pro-capite è registrata a Torino, con 272,78 euro. Seguono Napoli con 153,77 di spesa pro-capite, Genova (133,79 euro) e Firenze (100,79).
Ben distanti, e tutte sotto quota 100 euro, le ricadute sulle tasche dei cittadini dei debiti contratti dalle città di Palermo (36,07 euro pro-capite), Verona (30,17 euro), Venezia (29,50) e Messina (29,08).
Sempre parlando di città con più di 200 mila abitanti vanno segnalate anche realtà in cui il costo pro-capite del debito è inferiore ai 20 euro. Tra queste Trieste (19,61), Roma (14,59), Bari (5,51) e Bologna 5,20,
Milano e Padova presentano spese pari a zero e questo è quanto si legge nelle voci del debito pubblico riportate nei rispettivi bilanci.
Nel 2019 a Napoli le spese sono cresciute dell’87% rispetto all’anno prima e a Torino sono aumentate del 111%. Nel medesimo periodo Genova ha ridotto la spesa del 47%.
Se è vero che i grandi centri necessitano di maggiori capitali da destinare alle opere non ordinarie, quindi quelle che non rientrano nella gestione di esercizio, è anche vero che hanno maggiori introiti per finanziarle senza dovere ricorrere a prestiti. La situazione cambia se si espande il cerchio e si prendono in considerazione anche i centri più piccoli.
I comuni più indebitati
Come è normale che sia, il costo maggiore ricade sui cittadini dei piccoli centri. In cima alla graduatoria della spesa pro-capite figurano Valprato Soana (Torino) in cui i 101 abitanti contribuiscono al debito in ragione di 1.993,35 euro ognuno. Sono invece 1630,2 gli euro pro-capite che pesa sui 46 abitanti di Ingria (Torino). I 185 abitanti di Foppolo (Bergamo) contribuiscono in ragione di 1227,81 euro pro-capite e, sempre sopra quota 1.000 euro, c’è anche Corvara in Badia (Bolzano) il cui debito pro-capite è di 1.011,8 euro per ognuna delle 1.372 anime che ci vivono.
Calcolando invece la media nazionale di tutti i comuni si ottiene un peso pro-capite di 51,13 euro, ma questo è un dato puramente statistico.
I dati sono relativi al 2020 e provengono dal sito Openbilanci, che pubblica i resoconti economici e
finanziari delle amministrazioni locali e sono stati rielaborati da Openpolis, link quest’ultimo al quale ognuno - consultando la tabella in fondo alla pagina – può verificare quale peso comporti questa spesa nel comune in cui vive.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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