Il "risiko" non si ferma tra l'attivismo Unicredit e la calma di Banco Bpm

Mentre Andrea Orcel stringe su Monte Paschi il mercato guarda alle strategie di Castagna

Il "risiko" non si ferma tra l'attivismo Unicredit e la calma di Banco Bpm

Il risiko che verrà nel comparto bancario tiene Piazza Affari con il fiato sospeso tra il turbine di ipotesi di aggregazione formulate dalle banche d'affari e la ridda di dichiarazioni, spesso contraddittorie, dei banchieri. I tempi comunque saranno stretti. E, entro l'inverno, dovrebbero prendere forma i tre poli bancari più volte auspicati da Carlo Messina, ad di Intesa Sanpaolo che, con una mossa a sorpresa su Ubi a febbraio 2020, ha dato il via alle danze. La scadenza a fine anno degli incentivi fiscali (dta previsti in caso di fusione) e gli attesi piani industriali (Banco Bpm e Unicredit entro il 2021, Intesa Sanpaolo e Bper banca a inizio 2022) potrebbero infatti circoscrivere i tempi della prossima ondata. E non è un caso che tra le prime dieci performance del Ftse Mib da inizio anno compaiano Banco Bpm (+52%), Unicredit (+37%) e Mediobanca (+33%).

In particolare, l'attenzione è rivolta a Piazza Gae Aulenti che, oltre all'operazione su Banca Mps su cui è arrivata anche la benedizione di Messina, sarebbe in corsa anche su Bpm. Unicredit, secondo indiscrezioni, potrebbe chiudere già entro fine mese la due diligenze su Rocca Salimbeni da cui partire nella trattativa con il governo (che di Rocca Salimbeni ha il 64%) per la definizione del perimetro e delle condizioni di acquisizione ma, soprattutto, della dote, dopo aver peraltro già fissato con Roma rigidi paletti per procedere (neutralità del capitale, incremento dell'utile per azione e scudo contro il rischio). Fervono i preparativi delle nozze: ieri Unicredit ha annunciato l'assunzione di Ilaria Dalla Riva (a capo delle risorse umane di Mps dal 2012 al 2019) a responsabile people & culture Italia. «È una professionista scaltra con una visione politica del settore bancario, molto acuta, preparata tecnicamente. Ci darà del filo da torcere, ma preferisco le persone intelligenti, leali, navigate e decise agli ipocriti inadeguati che si atteggiano a guardiani del tempio di un tempo», commenta con il Giornale Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. Il braccio di ferro in corso tra Andrea Orcel, neo ad di Unicredit, e Roma sulla banca più antica del mondo, potrebbe fare tappa anche a Milano. «Per ora Mps è l'unica opzione sul tavolo, ma le acquisizioni sono un mezzo, non un fine», ha dichiarato in merito il banchiere. Un simile ménage à trois porterebbe Piazza Gae Aulenti al sorpasso su Intesa Sanpaolo (con il 23% del mercato rispetto al 20% della Ca' de Sass); fino a 7 miliardi di dta secondo alcune stime e, secondo i conti di Citi, a un Rote 2024 (redditività operativa) al 6,9% (+0,5% rispetto allo scenario stand alone) con un aumento dell'utile per azione del 7 per cento.

Per mesi a tenere banco sono state le schermaglie tra Banco Bpm e Banco Bper, guidate dal suo azionista di controllo, Unipol che, nel frattempo è salito al 9% di Banca Popolare di Sondrio in attesa della trasformazione del gruppo valtellinese in spa. Una fusione Banco Bpm e Bper porterebbe, secondo le stime di Citi, a un Rote del 6,6 per cento.

E, per la maggioranza degli analisti si tratta di uno snodo razionale, anche se a ogni apertura a ipotesi di fidanzamento, sono poi seguite frenate a stretto giro. In attesa che qualcuno dei protagonisti rompa gli indugi, gli istituzionali prendono posizione. Ieri, infatti, nel Norges Bank è tornata sopra il 3% del capitale di Bper.

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