Rosneft ha debiti per 42 miliardi e chiede aiuto a Mosca

Il gruppo russo, che ha il 13% di Pirelli e il 21% di Saras, non può finanziarsi negli Usa e in Europa

Le sanzioni occidentali imposte a Mosca hanno già una vittima illustre:Rosneft,il colosso petrolifero controllato dal governo russo, nonchè primo azionista indiretto di Pirelli e titolare del 21% di Saras, la società della famiglia Moratti. Il numero uno Igor Sechin, uomo di fiducia di Vladimir Putin, ora chiede aiuto al Cremlino - scrive il quotidiano finanziario russo Vedomosti - per rimborsare l'ingente debito della società: 1.500 miliardi di rubli, pari a 42 miliardi di dollari (34 miliardi di euro). Più della metà della cifra è in scadenza alla fine del prossimo anno. Un portavoce del colosso russo ha precisato che la società «non ha commenti da fare per ora».

Rosneft è diventata la prima società petrolifera quotata al mondo con l'acquisizione di TNK-BP, joint venture tra un gruppo di miliardari russi e il colosso del petrolio britannico Bp per 54 miliardi di dollari nel 2013. A seguito dell'operazione Bp ha acquisito il 19,75% della società, diventandone il secondo azionista dopo il Cremlino. E proprio il gruppo inglese ha lanciato l'allarme, già a luglio, avvertendo che le iniziative occidentali contro Mosca per il suo ruolo nella crisi ucraina potrebbero in futuro impattare negativamente sui suoi risultati.

Con 4 milioni di barili di greggio prodotti al giorno, Rosneft è il numero uno del petrolio mondiale: ma il cash flow del gruppo è messo a rischio dalle sanzioni. Washington impedisce a Rosneft di finanziarsi a lungo termine negli Stati Uniti: e le banche europee devono allinearsi. Così, Sechin ha chiesto al governo russo di attingere a uno dei due fondi nazionali per acquistare obbligazioni Rosneft e rifinanziare il debito. Non è detto però che lo «zar del petrolio», come viene soprannominato Sechin, si trovi la strada spianata: il suo progetto sarebbe stato definito «orribile» da un alto funzionario, citato in forma anonima da Vedomosti , e secondo un'altra fonte governativa il premier Dmitri Medvedev dovrebbe respingerlo. Tanto più che il capitale del fondo nazionale potrebbe essere insufficiente a far fronte alle richieste d'aiuto già presentate da altri gruppi strategici colpiti dalle sanzioni, tra cui Gazprombank, la banca per lo sviluppo Veb e la banca dell'Agricoltura.

Il rischio è che le difficoltà di Rosneft si ripercuotano nel nostro Paese, dove il gigante, appena tre mesi fa, ha investito 552 milioni di euro per acquistare il 50% di Camfin, la holding che controlla il 26,19% di Pirelli, di cui è ora il primo azionista indiretto.

A luglio, Rosneft aveva assicurato che le sanzioni non avrebbero influito su progetti e impegni già avviati, garantendo di avere «sufficiente liquidità per rimborsare i propri debiti» e di poter realizzare i principali punti della propria strategia: ma adesso lo scenario sembra meno rassicurante.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica