Riduzione del portafoglio Btp per circa 10 miliardi, svalutazione della partecipazione russa che incide sulla redditività dei primi sei mesi del 2022 e formazione dei nuovi comitati. In sintesi, sono queste le risultanze della semestrale delle Generali che si è chiusa con un utile netto in calo a 1,4 miliardi per le svalutazioni di Ingosstrakh in Russia senza le quali il risultato sarebbe rimasto pressoché invariato rispetto agli 1,54 miliardi dello stesso periodo dell'anno scorso. Il risultato si è attestato comunque al di sopra delle attese degli analisti così come l'utile operativo che ha raggiunto quota 3,1 miliardi (+4,8%), grazie allo sviluppo positivo dei segmenti Vita e Danni. I premi lordi salgono a 41,9 miliardi (+2,4%), grazie ai Danni (+8,5%), in particolare nel segmento non auto, mentre restano più deboli nel Vita (-0,5%). Il Combined Ratio ha raggiunto il 92,5% (+2,8%). Il Solvency ratio, che al 29 luglio è sceso al 223% rispetto al dato di fine giugno (233%) per effetto dell'acquisizione de La Médicale. Il Ceo Philippe Donnet ha confermato gli obiettivi di piano al 2024, soddisfatto dei risultati conseguiti in «un contesto di crescente incertezza geopolitica e macroeconomica».
Il cda, dopo la seduta di lunedì sui conti, è tornato a riunirsi ieri pomeriggio ed è riuscito a completare i comitati interni dove sono entrati i consiglieri di minoranza. Si tratta di Marina Brogi e Flavio Cattaneo, che ha assunto la presidenza di un comitato «sensibile», quello sulle Operazioni con parti correlate, e di Stefano Marsaglia la cui nomina 15 giorni fa come consigliere al posto di Francesco Gaetano Caltagirone ha sbloccato l'impasse, pur senza accontentare la minoranza che studia possibili ricorsi. «Le discussioni fra gli azionisti non ci hanno fatto cambiare idea sulla validità del nostro piano. E confermo che siamo completamente impegnati a realizzarlo», ha assicurato il Ceo pur ammettendo che il contesto è diventato più complesso.
Oltre alla svalutazione del 70% della partecipazione nella russa Ingosstrakh, si è ridotto anche il «rischio Italia» con il portafoglio Btp sceso a 52,8 miliardi a fine semestre rispetto ai 63 miliardi di fine 2021. Donnet non è preoccupato dall'attuale incertezza politica e si è dichiarato «fiducioso delle capacità delle istituzioni italiane a mettere in piedi un governo responsabile che continui la strada delle riforme».
Il board ha anche dato il via al buyback con un esborso massimo di 500 milioni di euro per il riacquisto di azioni proprie fino al 3% del capitale. Buone notizie anche sul fronte Cattolica.
«Confermo sinergie di almeno 80 milioni di euro che raggiungeremo in anticipo rispetto alle attese, perché il percorso dello squeeze out sarà completato entro due settimane e il delisting della compagnia accelererà il processo di integrazione di Cattolica», ha concluso Donnet.
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