Stritolati dalle tasse: i nostri soldi sono finiti

Dopo Imu, revisione del catasto, balzelli sul lusso e aumento del bollo bancario anche l’imposta di scopo. Ma la capacità contributiva degli italiani è esaurita

Stritolati dalle tasse:  i nostri soldi sono finiti

Nel decreto sulle «semplificazioni fiscali» è stata inserita, all’ultimo minuto, una norma che fa rinascere l’imposta di scopo decennale sugli immobili dello 0,5% per finanziare al 100% la spesa degli enti locali per opere pubbliche. È assurdo: la capacità contributiva è esaurita. E questa norma è incostituzionale. L’articolo 53 della Costituzione stabilisce l’obbligo di pagare i tributi per concorrere alle spese pubbliche secondo la capacità contributiva. Questa imposta di scopo, istituita dal governo Prodi e aumentata col decreto federalismo municipale, risultava già allora scarsamente fondata. Infatti un’imposta di scopo dei comuni per finanziare le loro opere pubbliche dovrebbe gravare sui beneficiari delle stesse, non su tutti proprietari di immobili: l’imposta potrebbe colpire immobili che da quelle opere non hanno un vantaggio ma un danno, perché le spese in questione valorizzano una parte diversa della città. Inoltre per finanziare le opere pubbliche i comuni già dispongono dei contributi urbanizzativi.

L’imposta di scopo sugli immobili sarebbe - comunque - una doppia imposizione rispetto a questi contributi e una tripla imposizione rispetto all’imposta locale sulla proprietà degli immobili, Ici o Imu che sia. Ma, almeno, prima del decreto salva Italia del governo Monti, le prime case erano esonerate dall’Ici. Invece con tale decreto le prime case sono oberate da una Imu dello 0,4% che può arrivare alle 0,6 ed essere ridotto (ma chi ci crede?) allo 0,2. Inoltre la rendita catastale delle abitazioni è aumentata dal 105% al 160%.

Con l’aumento di aliquota di 0,5% si arriverebbe allo 1,1% del nuovo valore catastale. Ciò su un imponibile che ha una scarsa capacità contributiva oltre che dal punto di vista economico, anche stando alla Costituzione che all’articolo 47 favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione e - all’articolo 42 - tutela la proprietà privata, anche «allo scopo di renderla accessibile a tutti».

Della Costituzione non ci si ricorda quasi mai per riconoscere che, stando ad essa, il fisco non dovrebbe trattare la proprietà privata degli immobili e in particolare della prima casa come «sterco del demonio». Aggiungo che il decreto «Salva Italia» per le seconde case stabilisce già una aliquota normale dello 0,76% elevabile allo 1,06% e il coefficiente catastale è aumentato al 160%. Con la nuova imposta di scopo, l’aliquota sul valore dell’immobile potrebbe salire allo 1,56%. Con un reddito (di auto consumo) presunto dell’immobile del 4%, determinato dai coefficienti catastali, l’aliquota dello 1,06 sul valore capitale costituisce il 40%. E considerando l’aliquota Irpef sul reddito del 45% si arriva al 95%! Anche chi dà in affitto le abitazioni ha esaurito la sua capacità contributiva dato che, accanto all’imposta sugli affitti, paga una Ici su un imponibile catastale che passa da 105 a 160.
Il discorso non è finito. Infatti si annuncia una revisione di estimi catastali basata sui metri quadri anziché sui vani destinata a penalizzare le case vecchie, con spazi meno ben utilizzati. Concludo.

C’è stato, con il decreto salva Italia, l’aumento del bollo bancario, l’imposta sul lusso, l’anticipo al 2012 dell’Imu, con aliquote più alte dell’Ici, la tassazione della prima casa, l’aumento delle rendite catastali. Nel disegno di legge sulla riforma del lavoro ci sono aumenti di contributi sociali.

Ora nel decreto sulle semplificazioni fiscali si annuncia una imposta di scopo dei comuni, per finanziare tutte le loro spese per infrastrutture, che non è identica a quella già inclusa nel decreto legislativo Calderoli-Tremonti del marzo del 2011, sia perché si applica su valori catastali superiori di oltre il 50% rispetto a quelli precedenti, sia perché la capacità contributiva che essa va a colpire è oggetto di nuovo gravame per effetto di sottoposizione ad imposta delle prime case prima esenti, di aliquote maggiorate e di coefficienti catastali inaspriti, mentre i contribuenti sono oberati da una pioggia di altri nuovi tributi e contributi. Non c’è più capacità contributiva e questo balzello, privo di senso prima, è al limite dell’estorsione.

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