Il cosiddetto "tax gap" incide non poco sulle casse dell’Erario. Ammettiamolo, non tutti conoscono il significato di questo termine. In sostanza per "tax gap" si indica la differenza tra le imposte che vengono effettivamente incassate dalle amministrazioni fiscali e quelle che, invece, si incasserebbero in un regime di perfetto adempimento alla legislazione esistente.
Alle basi di questo divario c’è il fenomeno dell’elusione fiscale, che in Italia ha sempre costituito un grosso problema per le casse dello Stato. Ma su tale fenomeno incidono anche errori di calcolo da parte dei professionisti e dei lavoratori autonomi.
Uno degli obiettivi del governo è quello di ridurre tale "differenza", magari anche attraverso l’utilizzo di fondi che arriveranno all’Italia grazie al Recovery plan. Palazzo Chigi vorrebbe compiere una riforma fiscale legata al Pnrr, che avrà come fondamenta la lotta agli evasori.
Il divario dovrà essere diminuito entro il 2023 del 5% rispetto al dato del 2019. Per portare a compimento questo piano ambizioso del triennio 2021-2023 sarà necessario migliorare la qualità dei controlli. E il modo con cui questi verranno eseguiti. Per farlo, come evidenzia Italia Oggi, occorrerà ottimizzare i dati acquisiti attraverso gli strumenti della cooperazione internazionale, perfezionare le tecniche di analisi e valutazione del rischio di non compliance e, infine, monitorare costantemente i comportamenti dei soggetti ad elevata pericolosità fiscale.
In base all’atto di indirizzo per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale per gli anni 2021-2023, diffuso nei giorni scorsi dal Mef, il primo passo da compiere è quello di sfruttare a pieno le enormi potenzialità derivanti dall'introduzione generalizzata della fatturazione elettronica e della memorizzazione elettronica e della trasmissione telematica dei corrispettivi. A questo si affianca l’importanza di incrociare tempestivamente le informazioni presenti nelle diverse banche dati a disposizione. Altro passo da effettuare riguarda il potenziamento degli organici, delle risorse e degli strumenti a disposizione dell'Amministrazione finanziaria. L'ingresso di nuovi funzionari in possesso di specifiche professionalità potrebbe incidere molto sulla qualità e l’efficacia dei controlli fiscali.
Sono tre le linee d'azione indicate per il prossimo triennio. La prima riguarda proprio il miglioramento della qualità dei controlli fiscali. Più aumenta la loro efficacia e più sono alte le probabilità di recuperare maggior gettito dall'evasione. Per raggiungere l’obiettivo si intensificheranno i controlli sugli aiuti erogati durante il periodo della pandemia. Nel documento si legge che andranno rafforzate le attività di controllo relative all'indebita fruizione delle agevolazioni previste per fronteggiare la crisi provocata dall'emergenza epidemiologica.
Vi è, poi, anche una seconda strada: quella di monitorare i contribuenti già verificati. In pratica anche dopo le opportune verifiche continueranno i controlli dei comportamenti fiscali tenuti dal contribuente. In questo modo il Fisco potrà acquisire informazioni circa il livello di fedeltà fiscale che il soggetto verificato decide di assumere dopo il controllo subito. Controlli su controlli, dunque. Anche di contribuenti già attenzionati. Nell'atto di indirizzo si specifica che può essere rilevante acquisire informazioni in ordine al recupero di perdite riportabili dai contribuenti, autonomamente o nell'ambito della tassazione consolidata. Un recupero che può generare, sia nell'immediato che nel medio tempore, un incremento delle entrate fiscali.
Infine, ultima linea guida da seguire riguarda il rafforzamento dell’efficacia della riscossione.
A tal scopo occorre migliorare le tecniche di analisi dei debiti iscritti a ruolo per indirizzare l'attività di riscossione in modo prioritario sia verso i debitori considerati più solvibili che verso i crediti che hanno le maggiori possibilità di essere riscossi.
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