Telecom al 51% della super Tim Brasil

L'offerta a Vivendi parte da un punto fermo: assicurarsi la maggioranza del nuovo gruppo Gvt-Tim

Telecom al 51% della super Tim Brasil

Lavorano sodo gli advisor e il management di Telecom Italia per mettere nero su bianco l'offerta per rilevare il gruppo brasiliano Gvt da quello francese Vivendi. Per poi presentarla in cda, che si terrà mercoledì 27. Ieri si è tenuta a Roma una riunione aziendale, presenti l'ad Marco Patuano, il presidente Giuseppe Recchi, il cfo Piergiorgio Peluso e la prima linea dei manager coinvolti nel dossier.

Su un punto non ci sono più dubbi: la società brasiliana che nascerà dalla fusione di Gvt con Tim Brasil dovrà essere almeno al 51% di Telecom, che intende controllarla e consolidarla nel proprio bilancio. Da questo punto fermo si sviluppa, a monte, l'architettura dell'offerta che, al momento, presenta ancora diverse opzioni variabili, che senz'altro dovrebbe contemplare anche l'ingresso di Vivendi nel capitale della stessa Telecom, con una quota intorno al 20%.

Allo stesso tempo, dagli ambienti immersi capo e piedi nella vicenda, si apprende anche che Telefonica, assistita da Jp Morgan e Morgan Stalney, non ha alcuna intenzione di mollare l'osso, su cui il suo presidente, Cesar Alierta, si gioca qualcosa di più che non una semplice battaglia finanziaria estiva. Per questo a Telecom danno per scontato che il colosso spagnolo delle tlc, forte di una situazione finanziaria più massiccia e solida di quella di Telecom, sta preparando una contromossa da mettere sul tavolo di Vivendi nel cda parigino del 28 agosto.

Tornando alla composizione dell'offerta Telecom, le ipotesi che circolano restano diverse ma, sostanzialmente, differiscono per i pesi da dare alle variabili chiave per far quadrare il cerchio. Queste sono: la quota di azioni Telecom da assegnare a Vivendi e quella di titoli dell'entità Gvt-Tim Brasil; la quota di cash che la stessa Tim potrebbe versare a Vivendi a compensazione. La somma finale, favore di Vivendi, dovrà comunque dare come risultato sette miliardi di euro, da raggiungere calibrando i valori da attribuire alla carta Telecom, a quella Tim, più l'eventuale cash. Che se è vero che a Vivendi non serve, avendo il gruppo una elevata liquidità, dall'altro non dispiace mai fino in fondo.

In proposito va segnalata l'attività dei cda indipendenti di Telecom Italia. Che, tradotto, significa i rappresentanti del mercato, ossia la vera maggioranza del gruppo. Gli interessi di tutti questi azionisti, grandi e piccini, è tutelato da Equita, l'advisor che lavora al dossier insieme con Mediobanca, Citi e Bradesco. Equita, guidata dal numero uno Francesco Perilli e dal capo dell'investment banking Andrea Vismara, è particolarmente interessata a capire che succederà ai èiani alti dell'operazione, affinché l'assetto finale di tutta l'architettura (che in definitiva consisterà nel valore e nella quantità di titoli Telecom che verranno assegnati a Vivendi) non risulti lesivo degli interessi terzi. Anche perché, come si è visto nelle ultime assemblee nelle quali i grandi soci di Telco sono finiti in minoranza, di questa maggioranza silenziosa non si può certo non tenere conto.

Intanto ieri si è registrata una brillante chiusura per i titoli Telecom in Piazza Affari, che hanno guadagnato il 2,55% a 0,84 euro, tra scambi per oltre 61 milioni di pezzi,,

comunque inferiori alla media giornaliera mensile di 109 milioni. Le azioni sono così tornate ai valori precedenti lo scivolone dello scorso 5 agosto, quando Telefonica ha annunciato l'offerta a Vivendi per la brasiliana Gvt.

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